“Siamo parti del tutto, ci salverà la cooperazione”: il fisico Faggin è un passo avanti (come sempre)


Lui è vicentino, ma nella Silicon Valley gode di enorme popolarità. E non solo perché ci ha vissuto per decenni. Ma anche perché, soprattutto, Federico Faggin è stato il co-inventore del microchip. Una storia di successo, nata dall’intreccio tra scienza e imprenditorialità. Di lui, Bill Gates ha detto: “Prima di Faggin la Silicon Valley era solo una valley”. La biografia del fisico vicentino però non si esaurisce qui. Faggin infatti, da una trentina d’anni, è dedito all’esplorazione della coscienza umana. La sua indagine lo ha portato ad elaborare considerazioni fortemente spirituali, che ha condiviso con Mariagrazia Bonollo ai microfoni della rubrica di Radio Eco Vicentino “Parlami di Te“.
“Già dopo aver fondato la mia prima azienda – racconta Faggin -, ho ottenuto essenzialmente tutto ciò di cui una persona pensa di aver bisogno per essere contenta. E invece contento non lo ero“. Il motivo, continua convinto il fisico vicentino, risiede nel fatto che “avevo trascurato la mia interiorità, accettando la visione scientista secondo la quale noi uomini siamo macchine e quando moriamo, essendo fatti di pura materia, non lasciamo alcuna traccia”.
All’epoca, spiega Faggin, “mi sono imposto di scoprire il perché ero scontento”. Fino a che, durante le vacanze di Natale del 1990, non arriva la svolta: “Una notte, mentre tento di riaddormentarmi, dal petto mi esce un’energia pazzesca. Una luce bianca, scintillante, fatta di amore, gioia e di una pace come non l’avevo mai provata”. Quest’energia, prosegue l’inventore del microchip, “ho percepito che era la mia coscienza. Una parte di me fuoriusciva dal mio corpo, consentendomi di essere sia l’osservatore che l’osservato. Una cosa da capogiro”.
Un’esperienza talmente forte da convincerlo di aver finalmente scoperto quell’interiorità in passato trascurata. In particolare, prosegue Faggin, “ho trovato l’unione tra l’aspetto esteriore della realtà, descritto dalla fisica, e quello interiore, che tutti noi sperimentiamo ma che lo scientismo nega”. Un legame che Faggin spiega con questo esempio: “I 30 mila miliardi di cellule che compongono il nostro corpo contengono il genoma dell’uovo fecondato che ha creato tutto l’organismo. Ciò significa che ogni singola parte dispone della conoscenza potenziale del tutto”.
Lo stesso discorso, dice l’inventore e imprenditore vicentino, vale anche per l’essere umano: “Al nostro interno conserviamo la conoscenza potenziale dell’intero, in questo caso l’universo”. Per Faggin, questa è più di una teoria affascinante e incide sul confronto tra competizione e cooperazione: “Secondo lo scientismo sopravvive il più adatto. Questo principio, considerato scientifico, in realtà giustifica l’egoismo, la violenza, le guerre. Al contrario, secondo il principio per il quale siamo parti del tutto, ciascuno di noi vuole conoscere se stesso. Quindi dobbiamo collaborare per conoscere noi stessi in maniera ancora più efficace”.
In conclusione, gettando uno sguardo all’attualitàe al futuro, Faggin sostiene che “non bisogna avere paura dell’intelligenza artificiale. Dobbiamo però essere consapevoli che, se le diamo il potere di decidere rinunciando ad averne il controllo, possiamo avere un sacco di problemi. Perché l’intelligenza artificiale fa quello che le insegnamo a fare, ma senza capire quello che fa. Perché non ha la coscienza, mentre noi sì. Naturalmente alcune persone si comportano come se non ce l’avessero. Ma tutti abbiamo la coscienza, e dobbiamo usarla per prendere decisioni etiche, rivolte al bene comune e non solo all’ottenimento di vantaggi personali”.
Gabriele Silvestri
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