Attacco sinagoga a Manchester, una delle vittime è stata colpita dalla polizia

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Ieri in una sinagoga nel nord di Manchester in Inghilterra un uomo sarebbe piombato con un’auto sui pedoni in Middleton Road poi sarebbe sceso dalla vettura e avrebbe tentato di accedere all’edificio brandendo un coltello, ma è stato colpito dai poliziotti. È accaduto proprio nel giorno di Yom Kippur, la festività più solenne del calendario ebraico.

Inizialmente i media avevano parlato di due persone morte in seguito a un attacco dell’aggressore che a quanto pare portava legata alla propria cintura anche dell’esplosivo. Oggi invece la notizia è che uno dei civili uccisi durante l’attacco possa essere stato colpito da un proiettile sparato dalla polizia. L’uomo, presente all’ingresso della sinagoga nel tentativo di bloccare l’attentatore, sarebbe stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco mentre gli agenti intervenivano per neutralizzare la minaccia.

Si è dunque aperto un nuovo fronte d’indagine per le autorità britanniche. “Le ferite sono compatibili con un colpo d’arma da fuoco esploso da un agente intervenuto sul posto”, ha dichiarato il comandante della Greater Manchester Police, Stephen Watson aggiungendo: “L’attentatore, lo ricordiamo, non era armato con armi da fuoco. Anche uno dei feriti, attualmente in ospedale, è stato colpito da un proiettile sparato dalla polizia. L’inchiesta aperta ora punta a chiarire le responsabilità e a valutare se vi siano stati errori procedurali durante l’intervento”.

L’autopsia condotta dal medico legale dell’Home Office ha confermato che Adrian Daulby, 53 anni, è morto per le ferite da arma da fuoco compatibili con i proiettili sparati dagli agenti. Impiegato in un’azienda del settore edilizio, Adrian Daulby era membro attivo della comunità locale. L’altro uomo rimasto ferito, ma non in pericolo di vita, sarebbe appunto stato raggiunto da un colpo sparato dagli agenti come ha spiegato Watson. Si tratta di Melvin Cravitz, pensionato, un frequentatore abituale della sinagoga. Entrambi, secondo testimoni, avrebbero cercato di impedire fisicamente l’ingresso del terrorista nell’edificio, riuscendo a rallentarlo. Questo intervento, ritenuto eroico dai presenti, ha probabilmente evitato una strage ancora più grave.

L’inchiesta attualmente in corso mira a stabilire le esatte responsabilità dell’episodio. Le autorità chiedono di attendere i risultati ufficiali delle analisi prima di trarre conclusioni definitive sulla responsabilità dell’eventuale colpo fatale. Saranno analizzati i filmati delle bodycam in dotazione agli agenti, le traiettorie dei proiettili e il posizionamento di ogni soggetto coinvolto. L’obiettivo è determinare se i colpi siano partiti come reazione diretta a una minaccia o se vi sia stato un errore di valutazione, come un’identificazione errata della vittima come aggressore. La polizia ha ribadito che gli agenti intervenuti erano autorizzati all’uso di armi da fuoco in una situazione considerata ad “alto rischio di attentato esplosivo”. La priorità, secondo quanto riferito, era impedire l’ingresso del sospetto nella sinagoga. Tuttavia, il governo ha già richiesto una verifica dei protocolli operativi in scenari di emergenza armata.

Il governo britannico ha espresso vicinanza alle famiglie delle vittime e ha promesso un rafforzamento della sicurezza nei luoghi di culto, in particolare nelle sinagoghe di tutto il Regno Unito. Il Primo Ministro ha definito l’attacco un “atto vile e antisemita”, confermando l’allerta nazionale per possibili atti emulativi. Intanto si moltiplicano gli appelli alla calma e alla coesione, per evitare che il dolore si trasformi in tensione sociale.