Aperta in Pronto Soccorso la stanza per le vittime di abusi, intitolata a Sonia Dalla Vecchia – VIDEO

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E’ intitolata alla compianta infermiera Sonia Da Vecchia e sarà uno spazio d’attesa protetto, dedicato alle donne vittime di abusi che si presentano al pronto soccorso dell’ospedale Alto Vicentino di Santorso. “La stanza di Sonia” è stata inaugurata il 25 novembre, giornata internazionale per le’eliminazione della violenza sulle donne, alla presenza di un nutrito numero di sindaci, dei vertici dell’Ulss 7 Pedemontana e del questore Francesco Zerilli. Soprattutto, c’erano la mamma e il fratello di Sonia e la cerimonia è stata attraversata dalla commozione di colleghi e colleghe, riuniti nel corridoio che porta nella zona del pronto soccorso.

Sonia Dalla Vecchia morì un anno fa a 51 anni a causa di una caduta in montagna, sull’Altopiano di Asiago. Era un grande riferimento nella sua attività professionale nel pronto soccorso dell’Alto Vicentino e in particolare coordinava le attività legate alla violenza di genere. La stanza a lei intitolata è stata realizzata in collaborazione con l’associazione Le Amiche di Anna, che ha donato gli arredi, ed è studiata in ogni dettaglio per essere un ambiente non solo sicuro ma anche e soprattutto accogliente e protettivo per le donne, il tutto con la massima riservatezza.

Le sembianze sono quelle di un vero e proprio salottino, con un lavandino dove potersi lavare o rimettersi in ordine. Il tutto con il tocco artistico dell’illustratrice Carla Manea, che ha creato e donato le immagini riprodotte sui pannelli realizzati dall’Ulss 7 Pedemontana, rendendo così lo spazio più bello e accogliente. La stanza è inoltre pensata per essere anche a misura di bambino, con un tavolino, seggioline, alcuni libri e giocattoli e un fasciatoio, perché non è raro che la donna vittima di violenza che si rivolge al Pronto Soccorso abbia con sé anche i figli e in questi casi il primo obiettivo è tenerli vicini alla mamma, facendo sentire accolto e protetto anche il minore.
E proprio il concetto di accoglienza è essenziale, come spiega Giulia Castiglione, direttrice del pronto soccorso dell’ospedale di Santorso: “Il Pronto Soccorso, essendo aperto h24 e 7 giorni su 7, è un punto privilegiato di accesso, ma è anche inserito in una più ampia rete antiviolenza territoriale, dove naturalmente fondamentale è il ruolo delle associazioni, che possono fornire alle donne innanzitutto ascolto ma anche assistenza materiale, inclusi un rifugio sicuro e aiuto per ricostruire una propria vita in autonomia, dove vi sia anche un tema di dipendenza economica dal compagno autore degli abusi”.

La nuova stanza rientra nel contesto di un impegno più ampio dell’Ulss 7 Pedemontana per il contrasto alle violenze di genere, come sottolinea il direttore generale Carlo Bramezza: “Vogliamo trasmettere con più forza un messaggio alle vittime della violenza di genere: esiste nel territorio una rete in grado di accoglierle, assisterle e aiutarle ad uscire da una situazione drammatica. Oggi inauguriamo uno spazio sicuro e protetto all’ospedale di Santorso, mentre a Bassano era stato introdotto con la recente ristrutturazione del pronto soccorso, ma il nostro impegno su questa tematica è più ampio e coinvolge anche i servizi territoriali, nell’ambito del protocollo di rete unitario che è stato firmato già nel 2023 con la Prefettura e tutti i Comuni del territorio”.

Un caso ogni tre giorni
In media il Pronto Soccorso di Santorso registra tra i 100 e i 120 “codici rosa” l’anno: uno ogni tre giorni. “La violenza di genere ha tante sfaccettature: può essere fisica, ma anche psicologica o economica – spiega la dottoressa Elisabetta Ruzzon, medico del pronto soccorso dell’Alto vicentini e componente del tavolo regionale per il contrasto alla violenza di genere -. Le donne si rivolgono a noi soprattutto per i danni fisici, ma vediamo anche i riflessi dei problemi psicologici, perché alcune arrivano per attacchi di panico o episodi di tachicardia come reazione a una situazione che le sta logorando e a volte non capiscono nemmeno loro che questi sintomi derivano dal contesto familiare: capita così che l’indagine cardiologica risulti negativa, ma quando chiediamo se a casa va tutto bene scoppino in lacrime. A volte dunque, grazie alla psicologia clinica guidata da Emilia Laugelli, le aiutiamo a riconoscere situazioni che non si rendono conto avere effetti anche sulla loro salute; in alcuni casi il fenomeno porta invece a forme di dipendenza, perché magari si beve per dimenticare la realtà della relazione che si sta vivendo, innescando così un ulteriore problema. Dal nostro osservatorio non possiamo che confermare quanto afferma l’Oms, ovvero che la violenza di genere è un problema trasversale e silenzioso, perché al contrario di alcuni luoghi comuni non è più diffusa tra gli stranieri, la maggior parte delle donne che accogliamo sono italiane e appartengono a tutte le classi sociali, non solo ai ceti più bassi”.

Il ruolo di Sonia Dalla Vecchia
Chi era Sonia Dalla Vecchia? A spiegarlo, a nome di tutti i colleghi e le colleghe, è la dottoressa Castiglione: “Era una infermiera molto sensibile alla tematica della violenza di genere. Ha partecipato per anni agli incontri della rete distrettuale antiviolenza, ha contribuito alla prima stesura del protocollo cosiddetto ‘codice rosa’ ed è stata poi coinvolta a livello regionale nella formazione degli operatori sanitari. In pronto soccorso era sempre in prima linea per tendere una mano. Tutto il gruppo dei suoi colleghi ci tiene a ricordarla concretamente dedicandole questa stanza con una targa in sua memoria”.

Domani l’addio a Sonia, infermiera e madre amata. Il feretro partirà dal “suo” ospedale

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