Ragazzino di 13 anni denuncia l’aggressione. Sarebbe stato picchiato dal “branco”

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La stazione locale dei carabinieri a Brendola. Lì si lavora all'indagine

Vogliono vederci chiaro i carabinieri della stazione di Brendola dopo aver raccolto la testimonianza di un 13enne del paese, secondo la sua versione dei fatti picchiato da una decina di membri di un gruppo di giovani della zona. Un referto medico conferma le lesioni subite, peraltro superficiali considerando i tre giorni di prognosi con cui il preadolescente è stato dimesso dal pronto soccorso dell’ospedale San Bortolo di Vicenza.

Si tratterebbe di un singolo episodio accaduto martedì scorso, in tarda serata secondo la nota diffusa dal comando provinciale dell’Arma. Non è stato comunicato il luogo esatto teatro della vicenda. Dal racconto fornito il ragazzo sarebbe stato accerchiato da 10 forse 15 conterranei, probabilmente minorenni anch’essi ma più maturi di età e stazza rispetto al 13enne, studente delle scuole medie locali. Lo avrebbero minacciato e aggredito, senza alcun motivo, per poi sparire dalla circolazione.

Dalle minacce si sarebbe passato ai fatti, anche se non si dovrebbe parlare di pestaggio, altrimenti i “danni” fisici riscontrati dai medici del pronto soccorso berico sarebbero stati ben peggiori per la malcapitata vittima della prepotenza – e forse violenza – altrui. Le forze dell’ordine valuteranno nel dettaglio le circostanze e i fatti concreti, dopo essere risaliti all’identità dei componenti del “branco” di presunti assalitori. Si tratterebbe di una combriccola di minorenni residenti in paese a Brendola o al massimo nei dintorni.

Se sia trattato di un episodio che abbia a che fare con il bullismo o una vera e propria aggressione penalmente punibile ad oggi non è accertato, ma si tratta comunque di dinamiche di disagio sociale sui cui bisognerà indagare a fondo, a tutela dei più indifesi e per prevenire nuovi episodi simili. Il 13enne, vittima della prevaricazione e dell’arroganza altrui, nel frattempo sta bene ed è stato confortato dalla famiglia. Proprio i genitori lo hanno consigliato e accompagnato alla stazione dei carabinieri di Brendola, invitandolo a “fare la cosa giusta” senza prestare fede o timori alle minacce che avrebbe subito nel corso del faccia a faccia con il gruppetto di giovani.

I militari attivi sul territorio brendolano confidano di acquisire elementi utili all’indagine formalmente già attivata attraverso l’esame dei sistemi di videosorveglianza presenti nella zona. I filmati potrebbero confermare o smentire l’unica versione dei fatti finora a disposizione, e chiudere eventualmente il cerchio intorno a una banda di giovanotti abituati a tirar tardi la sera che, in un paese di meno di 7 mila abitanti, di certo non passa inosservata.