Inchiesta di Presa Diretta sull’impatto del sistema concia: infuria la polemica

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Il depuratore di Arzignano

Prese di posizione, ordini del giorno e polemiche: dopo la messa in onda, lunedì sera su Rai 3 nella trasmissione “PresaDiretta” di un approfondimento sulla situazione di un possibile inquinamento da Pfas e non solo legato al distretto della concia di Arzignano e alla capacità di intercettare gli agenti inquinanti da parte del depuratore gestito da Acque del Chiampo, lo scontro passa su un piano politico e istituzionale.

Oggi infatti le opposizioni in consiglio comunale ad Arzignano hanno depositato un ordine del giorno con la richiesta alla sindaca Aleesia Bevilacqua di convocare nel primo Consiglio Comunale utile il presidente di Acque del Chiampo Renzo Marcigaglia o il delegato del Cda alle comunicazioni esterne, per riferire sulle dichiarazioni rilasciate dall’ingegner Chiorboli, direttore generale, nell’intervista rilasciata alla giornalista Giulia Bosetti.

La nota trasmissione d’inchiesta di Rai 3, infatti, nella puntata di lunedì ha acceso un faro sulla filiera delle calzature, partendo proprio dalle aziende conciarie. Nel corso della puntata, intitolata “Il sassolino nella scarpa. Luci e ombre dell’industria delle calzature” si ricorda che l’industria conciaria italiana è leader mondiale nel settore, copre il 65% della produzione dell’Unione Europea ed il 23% di quella mondiale. I più grandi distretti sono in Toscana e nel Veneto: un’industria che necessita di centinaia di prodotti chimici, il cui smaltimento è una fase molto delicata. PresaDiretta ha così seguito le indagini della magistratura, le denunce dei comitati locali e delle organizzazioni internazionali: sversamenti di reflui contaminati nei corsi d’acqua, fanghi tossici sotterrati, utilizzo di acidi molto potenti di origine sintetica come i Pfas, infiltrazioni della criminalità organizzata, fragilità del sistema di monitoraggio pubblico e conflitti d’interesse. Nella puntata c’è di tutto, comprese storie, denunce, testimonianze esclusive degli insider che raccontano l’impatto ambientale e i rischi per la salute dei cittadini.

“Già nello scorso aprile avevamo chiesto al vicesindaco Enrico Marcigaglia, figlio del sopracitato presidente di Acque del Chiampo, di chiarire alcune sue esternazioni in merito ad un presunto parallelismo tra il nostro distretto conciario e quello di Santa Croce sull’Arno in seguito ad uno scandalo giudiziario che ha coinvolto imprenditori, enti di controllo ed esponenti politici toscani; parallelismo su cui anche la trasmissione in questione parrebbe far leva” sottolinea Nicolò Sterle a nome delle opposizioni.

“Le risposte, o meglio le non-risposte del direttore Chiorboli nel corso dell’intervista – continua Sterle – ci hanno lasciati sconcertati e vogliamo sapere chi e per quali ragioni abbia deciso di inviare un tecnico a sostenere detta intervista, quando sarebbe spettato ad un legale rappresentante della società in modo da fornire non risposte tecnico-burocratiche bensì politiche. Tra le nostre battaglie, intraprese in questo mandato, emerge quella sulle nomina dei rappresentanti del Comune degli Enti, in particolare proponemmo di tenere in buon conto il principio della competenza e di escludere coloro che detenessero legami di parentela con gli amministratori fino al secondo grado. La maggioranza respinse all’unanimità questa nostra proposta e ora più che mai viene da interrogarsi sulla bontà e sulla lungimiranza di questa scelta, dato che a rispondere a precise domande su scelte politiche è stato inviato un tecnico”.

“Abbiamo infine chiesto – conclude il consigliere comunale – di aprire un dibattito sul tema al termine dell’audizione che sarà anche l’occasione per meglio comprendere quali saranno le strade che si intendono intraprendere al fine di risolvere i gravi problemi ambientali evidenziati negli anni dai comitati dalle associazioni, dall’opposizione e infine da Presa Diretta”.

Sulla stessa linea la consigliera regionale dei Verdi Cristina Guarda: “Da anni denunciamo il livello di inquinamento che già dal dopoguerra subiscono gli abitanti del distretto della concia e dei comuni a valle. Inquinamento che impatta sull’aria, ma anche sui fiumi e sulla falda acquifera, con i terreni irrigati con acque contaminate o concimati coi gessi risultanti da questo tipo di produzione. Ringrazio, quindi, chi continua a fare emergere la contraddizione di un Veneto che chiede al Governo di intervenire ma che in realtà, per quanto di sua competenza, agisce timidamente nella riduzione dell’impatto a monte dell’inquinamento da Pfas, idrogeno solforato ed altri inquinanti emergenti e non. Da anni proponiamo convintamente azioni concrete allo scopo di risolvere il problema a monte. Ciò significa non solo agire sui siti contaminati, ma anche fare in modo che gli impianti civili non scarichino acqua nei fiumi, perché è necessario depurarla in loco e provvedere al suo riutilizzo per garantire risparmio idrico e la tutela delle acque necessarie agli acquedotti e all’agricoltura. Proposte rimaste inascoltate”.

“Mentre presso il tribunale di Vicenza si sta celebrando il processo per inquinamento più grande della storia del nostro Paese – continua l’esponente di Europa Verde – in Veneto ancora oggi si continua ad avvelenare l’ambiente e quindi i suoi cittadini. Possibile che si debba reagire politicamente e istituzionalmente solo dopo denunce di cittadini e inchieste giornalistiche?”.