Davide Rebellin, un anno fa l’incidente mortale e la fuga del camionista assassino

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Cade oggi 30 novembre 2023 l’anniversario di una tragedia sulla strada che, nella stessa data di un anno fa e per le settimane successive, sconvolse il Veneto e tutto il mondo del ciclismo mondiale. In territorio di Montebello Vicentino morì sul colpo, arrotato dalle ruote di un tir di targa tedesca, l’ex campione dei pedali Davide Rebellin.

Aveva solo 51 anni e, solo fino a tre mesi prima, correva ancora in sella alle sue bici da professionista dopo una longeva carriera conclusa da poco dopo 30 anni di corse. In realtà, continuava a partecipare ad eventi sportivi, in particolare di beneficienza, l’ultimo appena tre giorni prima. Quel giorno, Davide, cresciuto a Lonigo, si trovava proprio sulla bicicletta per tenersi in allenamento. Come ogni giorno.

Un incidente stradale segnalato all’immissione dello svincolo dell’A4 di Montebello, sulla Sr 11 all’altezza della rotatoria, con un camion rosso a urtare il ciclista dalla carreggiata di destra – così come fu ricostruito nella dinamica, dai Carabinieri – e il corpo di un uomo rimasto sull’asfalto, martoriato. Nel giro di un’ora si conoscerà l’identità della vittima. Un nome che si diffonderà in pochi minuti su tutta la stampa locale e italiana per poi rimbalzare in tutto il mondo. Nel 2017 lo stesso destino capitò al suo amico e collega Michele Scarponi, anche lui investito da un camion sulle strade di casa, a Filottrano.

Sullo scenario della disgrazia arrivano i familiari, i fratelli Rebellin, mentre parte la caccia al camion-pirata e a chi si trovava in cabina di guida. Le immagini riprese da una telecamera, si saprà poi, mostrano agli inquirenti il camionista scendere dal suo lato, osservare per qualche secondo lo scempio compiuto, per poi risalire e ripartire. Si conoscerà il suo nome solo a distanza di giorni – Wolfgang Rieke – dopo la fuga per tornare a casa, in Germania. Un camionista recidivo in condotte analoghe che già in passato aveva compiuto un omicidio stradale, nel 2002: in tempi in cui questo tipo di reato non esisteva, così come non è oggi contemplato in terra tedesca. Solo in estate, a distanza di quasi 9 mesi, l’estradizione in Italia sarà concretizzata. E da allora si trova in carcere in attesa del definitivo giudizio.

Lo scenario dell’incidente del 30 novembre 2022

Si giustificherà, mesi dopo il tentativo di far sparire le tracce, dicendo di non aver visto il ciclista, smentito dal filmato di un locale di ristorazione che aveva ripreso la scena seppur da una certa distanza, una prova fondamentale per le indagini. La questione rimane ancora aperta sul piano giudiziale. Quelli seguenti alla morte improvvisa dell’amato ex campione furono giorni in cui giungono a migliaia i messaggi di cordoglio dal mondo dello sport, non solo delle due ruote lenticolari, tanti di consolazione a mamma – il papà di Davide era morto solo un anno prima, era stato lui ad avvicinarlo al ciclismo sognando una vita da atleta e da campione che poi si è compiuta – e la moglie francese, Franςoise Marie.

La bara con una bici da corsa in miniatura appoggiata

Il funerale si svolse solo un mese dopo, in un clima surreale, tre giorni prima di Natale alle porte delle festività quando da ormai da quasi un mese il lutto per l’addio al ciclista nato nel Vicentino e residente a Montecarlo era passato dalle notizie di cronaca da prima pagina a trafiletti, nonostante il dolore e il bisogno di risposte dei familiari. Un ritardo nelle esequie giustificato dalle indagini tecniche e da altre priorità, tra queste la doverosa autopsia sulla salma, prima di concedere le spoglie ai parenti e agli affetto per le esequie celebrate nel Duomo leoniceno. Tra le centinaia di persone presenti alla cerimonia i ciclisti italiani che al pari a Davide hanno scritto con le loro imprese pagine di sport importanti: il conterraneo Filippo Pozzato, Claudio Chiappucci, Gianni Bugno e tanti altri.

Professionista dal 1992 al 2022, è stato uno specialista delle classiche, in carriera ha vinto tra i vari trofei un’edizione dell’Amstel Gold Race nel 2004, tre Freccia Vallone nel 2004, 2007 e 2009 e una della Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004. Alle Olimpiadi di Pechino nel 2008 la medaglia d’argento nella prova in linea, poi revocata per doping. L’assoluzione arriverà sette anni dopo. Nello stesso anno giunge 4° al traguardo dei Mondiali di Ciclismo a Varese, suo miglior piazzamento iridato. Nel ricco palmares del campione vicentino anche una tappa al Giro d’Italia sul Monte Sirino indossando poi la maglia rosa nel 1996. Ha corso 12 Giri d’Italia, 2 Tour de France, 5 Vuelta e per 9 volte ha rappresentato l’Italia ai Mondiali, oltre alle corse olimpiche di Barcellona 1992 (prima del professionismo) e Pechino 2008.

Davide Rebellin era nato all’ospedale di San Bonifacio, tanto che per i giornalisti era talvolta definito come ciclista veronese. Le sue spoglie riposano dal 23 dicembre scorso nel cimitero comunale di Madonna di Lonigo.