Morte di Davide Rebellin: la polizia tedesca arresta l’autista. Riconosciuta la validità dell’indagine dei carabinieri

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È stato arrestato in Germania dalla polizia tedesca, nel pomeriggio di giovedì 15 giugno, in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Vicenza, Wolfagang Rieke, l’autista tedesco di 62 anni, recidivo, accusato del reato di omicidio stradale per la morte, lo scorso 30 novembre, dell’ex campione di ciclismo Davide Rebellin, travolto da un camion a Montebello Vicentino mentre si stava allenando.

Il mandato di cattura è stato emesso in seguito all’ordinanza con la quale lo stesso Gip, si richiesta della Procura berica, aveva disposto nei confronti di Rieke la misura cautelare della custodia in carcere. Gli investigatori hanno anche ricostruito in 3D gli istanti immediatamente precedenti all’investimento, visti dall’interno dell’abitacolo dell’autoarticolato (video sottostante). Si tratta di quella che tecnicamente viene denominata “nuvola di punti”: è un video generato dalla combinazione dei dati fisici e geografici raccolti durante le attività investigative svolte nell’immediato e, in seguito, di quelli relativi ai rilievi effettuati sull’autoarticolato.

Ascolta “Morte di Rebellin: arrestato Rieke. Parla il comandante dei carabinieri, col. Moscati” su Spreaker.

La dinamica, i testimoni, i video
Rebellin quel giorno aveva impegnato la rotatoria lungo la Strada Regionale 11, in direzione di Montebello quando è stato travolto dall’autoarticolato Volvo, morendo sul colpo. Sulla base delle prime risultanza, la Procura di Vicenza aveva avviato una complassa attività d’indagine, affidata al nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri, acquisendo le immagini delle telecamere di videosorveglianza installate poco lontane dal luogo dell’incidente  e che hanno consentito di riprodurre, da diverse angolature, la dinamica dell’incidente e le relative responsabilità: quello che era emerso era scioccante, in quanto anche in base al racconto di alcuni testimoni, era risultato che Rieke si era accorto dell’investimento, era sceso dal tir, si era avvicinato al corpo di Rebellin e poi si era rimesso alla guida dell’autoarticolati, allontanandosi. L’uomo era stato anche fotografato dalle persone presenti.

Gli approfondimenti effettuati dai carabinieri in collaborazione con l’Agenzia delle Entrate e il Centro di cooperazione delle polizie di Italia, Austria e Slovenia di Thorl-Maglern, hanno consentito poi di accertare che il mezzo risultava di proprietà di un’impresa di spedizioni tedesca, con sede a Recke (nella Renania Settentrionale – Westfalia) e che Rieke era arrivato in Italia lo stesso 30 novembre per carichi di merce, l’ultimo dei quali eseguito nel primo pomeriggio del 30 novembre presso un’azienda internazionale di spedizioni con sede all’Interporto di Verona.
La consulenza medico-legale aveva poi accertato durante l’autopsia eseguita sullo sfortunato ciclista che la morte era da attribuire a “un gravissimo politrauma da schiacciamento e gravissime lesioni viscerali ed emorragiche”, come spiega la nota stampa della Procura.

La trasferta degli investigatori in Germania
La Procura ha poi trasmesso l’ordine di indagine europeo alla Procura distrettuale di Munster, chiedendo il sequestro del tir e relativo rimorchio, sequestro effettuato il 28 dicembre scorso. Gli accertamenti eseguiti dalle autorità tedesche, risultava però che, dopo il rientro del mezzo in Germania e comunque alla data del 3 dicembre 2022, la motrice non risultava più collegata al rimorchio rosso presente al momento dell’incidente, ma un altro rimorchio di colore bianco e con altra targa.

Lo scorso 20 gennaio gli investigatori dei carabinieri  e il consulente tecnico nominato dalla Procura si sono quindi recati in Germania presso il deposito dove era custodito il mezzo pesante sequestrato,  e lo hanno analizzato, con il supporto degli agenti specializzati della polizia stradale tedesca, acquisendo anche documenti e dati dalle strumentazioni: dall’analisi è emerso che in corrispondenza delle parti in plastica coinvolte nell’incidente (paraurti anteriore e spoiler) c’erano deformazioni compatibili con l’urto della bicicletta e del corpo di Rebellin e che il mezzo risultava “lavato mediante detergente concentrato, a forte reazione decapante e a alta reazione acida”.

Le consulenze tecniche
I consulenti tecnici della Procura berica hanno accertato che il conducente del tir aveva a disposizione una visibilità “diretta e indiretta che gli consentiva di percepire in maniera adeguata la presenza del ciclista sulla carreggiata” prima dell’urto e che la motrice era dotata di una telecamera (sopra lo specchio lato passeggero) che sarebbe entrata in funzione in automatico al momento dell’inserimento della freccia sul lato destro. Se avesse messo l’indicatore di direzione, quindi avrebbe scorto agevolmente Rebellin, con una visibilità di almeno sei metri in avanti. Per il perito, spiega sempre la nota stampa della Procura vicentina, “sebbene sia ravvisabile un iniziale comportamento colposo di Rebellin all’atto dell’inserimento sulla rotatoria” (non avrebbe dato la precedenza all’autoarticolato), essa non sarebbe rilevante ai fini dell’incidente “in virtù dell’enorme tempo intercorrente tra questa azione omissiva comportamentale ed il successivo urto che avviene dopo non meno di cinque secondi”, poiché “l’utente debole è sempre rimasto davanti alla cabina del trattore stradale, ad una distanza ampiamente sufficiente a poterlo vedere in relazione alla visibilità diretta sull’ampio vetro parabrezza”.

Si legge ancora nell’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari che “il decesso di Rebellin è pertanto da imputare esclusivamente ad una pluralità di violazioni di norme comportamentali da parte di Rieke nella conduzione dell’autoarticolato nei momenti antecedenti all’impatto con il ciclista, emergendo solidi elementi per poter affermare che egli abbia violato le prescrizioni previste in tema di circolazione stradale (.) e che da tali violazioni sia derivata casualmente la morte del ciclista”.
Rieke è ora detenuto presso il carcere di Munster in stato di arresto provvisorio: sarà la magistratura tedesca a dover adottare la decisione finale sull’esecuazione del mandato di arresto europeo, entro 60 giorni dall’arresto, salvo che la persona arrestata consenta alla consegna, nel qual caso la decisione è presa in dieci giorni. Poi, entro dieci giorni dalla decisione dei magistrati teutonici, Rieke sarà consegnato alla magistratura italiana.

Le dichiarazioni del comandante provinciale, Moscati
“È stata pienamente riconosciuta la validità dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri di Vicenza e la conseguente richiesta di giustizia in Germania. I militari dell’Arma – spiega il comandante provinciale, colonnello Giuseppe Moscati – sotto la guida della locale Procura della Repubblica, hanno infatti, nell’immediatezza, identificato l’indagato per poi ricostruire le ritenute responsabilità nell’investimento della vittima e nella repentina fuga dopo che aveva chiaramente constatato da vicino le drammatiche condizioni del ciclista. Siamo profondamente vicini alla famiglia di Davide Rebellin e, in generale, a tutti coloro i quali hanno sofferto il grande dolore per la perdita di una persona cara, vittima di omicidio stradale. Dallo scorso 30 novembre, i Carabinieri hanno lavorato incessantemente per arrivare a questo risultato, sempre sostenuti dalla comunità vicentina, che ci ha chiesto di fare piena luce su questa tragica scomparsa. Lo dedichiamo anche a loro”.

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