Un diverbio tra giovani innesca la rissa tra famiglie: 8 i denunciati dopo la “baraonda”

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Immagine di repertorio

Da un “duello” verbale in piazza a Montorso si scatena la rissa, con almeno una dozzina di persone coinvolte a menarsi di santa ragione, di cui finora otto sono state individuate e denunciate. E’ accaduto nel corso della serata inoltrata l’altro giorno nel paese dell’Ovest Vicentino, con i carabinieri della stazione di Arzignano ad accorrere sul posto segnalato da alcuni residenti allarmati.

Una pattuglia si è mossa con massima urgenza intorno alle 22 di martedì, raggiungendo il gruppetto di buontemponi e violenti che nulla di meglio avevano evidentemente da fare in quella serata di fine estate, se non di prendersi a botte. Tutti residenti nella stessa cittadina di Montorso, di età compresa tra i 25 e i 54 anni, e di origini asiatiche.

A “scatenare l’inferno”, riprendendo una celebre citazione cinematografica, sarebbe stato un banale diverbio tra due i due più giovani tra i denunciati per il reato di rissa, vale a dire due connazionali di 25 e 28 anni. Immancabili, come avviene nella quasi totalità degli episodi analoghi, i futili motivi alla base della discussione degenerata in lite e che ha fatto poi da miccia, coinvolgendo in pochi minuti alcuni componenti – e sembra un paio di amici – delle rispettive famiglie, dopo le offese verbali proferite a vicenda.

I militari dell’Arma hanno dovuto calmare gli animi e richiedere rinforzi ai colleghi di zona alla Compagnia di Valdagno per venire a capo della zuffa, peraltro sedata in poche battute e avvenuta in pieno centro e sotto gli sguardi perplessi dei residenti. I principali soggetti che hanno partecipato alla baraonda sono stati accompagnati in caserma per fornire la loro versione dei fatti e procedere con la notifica della denuncia.

Otto in tutto, con corollario della “baruffa” l’appuntamento futuro nella aule di tribunale e un ammonimento esplicito a a chiudere senza strascichi ulteriori la vicenda. In caso di comportamenti recidi, il rischio è di calmare l’indole violenta “al fresco”, vale a dire in cella.