Problema “fanghi” in alto mare nonostante i 500 milioni in gioco. Gara andata deserta

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Il bando di gara europeo è andato deserto e tutti, amministratori locali e dirigenti d’azienda, sono rimasti a bocca secca, non solo asciutta. Soluzione rimandata per la questione dei fanghi da concia industriale dalle parti di Arzignano, dove sorge la sede di Acque del Chiampo, società in consorzio che gestisce le reti idriche e fognarie per l’Ovest Vicentino. Ma intanto il Comune, insieme agli industriali conciari ed altri esperti del settore, studia nuovi progetti in ottica di sostenibilità, incentivi all’abbattimento dell’impatto ambientale e riciclo dei materiali riutilizzabili.

A rendere noto il “nulla di fatto” è stata proprio l’amministrazione della città del Grifo attraverso il suo portale informativo, con il sindaco Alessia Bevilacqua e l’assessore preposto alla soluzione fanghi Giovanni Fracasso a sollecitare risposte alternative. Alla gara si erano accreditate 15 aziende operatrici del settore specializzate ma, a fronte di un corrispettivo di oltre mezzo miliardo di euro garantiti, nessuno tra queste ha presentato infine la propria offerta.

E’ andata proprio così, come spiegano in coppia il primo cittadino e uno dei pilastri della giunta locale. “Nonostante all’inizio dell’iter si fossero registrati ben 15 possibili operatori interessati, e tre richieste di proroga concesse – questa la prima parte del testo diffuso oggi – e una gara del valore di 530 milioni di euro, il fatto oggettivo che nessun operatore economico abbia valutato tecnicamente ed economicamente interessante partecipare alla gara lascia lo spazio per affrontare con il massimo grado ogni riflessione possibile”. Dubbi da approfondire con accuratezza e insieme sollecitudine vista la delicatezza della questione in ballo per i vari comuni che fanno da bacino nell’Ovest Vicentino.

Questioni complesse, non semplici da tradurre in termini accessibili ai cittadini, non ai tecnici, insomma alla portata di tutti. “La prima riflessione pone il quesito se ad oggi esista una tecnologia sufficientemente matura in grado di gassificare con adeguate certezze e con la necessaria sostenibilità economica l’attuale fango di origine conciaria, che se da un lato ha un elevato potere calorifico, (13.500 kJ/kg) dall’altro ha un importante contenuto di metalli tra cui il cromo totale (20.800 mg/kg) e il ferro (17.200 mg/kg), rendendo di fatto questo rifiuto unico al mondo. La questione della tecnologia è complessa e in questi anni abbiamo registrato diversi punti di vista tecnici e scientifici, a volte contrastanti tra loro”.

Al momento della presentazione delle offerte, non senza stupore da parte di quanti ne attendevano l’esito come le entità pubbliche coinvolte, nessuno ha risposto. Non è da escludere che l’attuale incertezza dei mercati internazionali dovuta alla pandemia e le conseguenti incognite sul futuro possano aver condizionato l’esito della gara, ma non resta che prenderne atto e provare a sbloccare lo stallo. “In questi mesi non siamo stati fermi – spiega il sindaco – e ho personalmente attivato diversi confronti per capire e riflettere su quali potessero essere criticità, soluzioni e alternative più concrete e fattibili nel caso in cui dalla gara per l’impianto fanghi non fossero emerse soluzioni. Incontri con comitati ambientalisti, imprenditori e specialisti del settore, con l’obiettivo di capire quali alternative potessero essere praticabili, fattibili e sicure”. 

Risultato dei colloqui un nuovo approccio metodologico, basato sostanzialmente su due direttrici: ridurre i quantitativi totali di fanghi prodotti e migliorare la qualità del fango da smaltire. “Nei prossimi giorni parlerò con Acque del Chiampo, perché già per settembre vorrei fosse sviluppato un ampio piano d’azione, di investimenti, ricerca e sperimentazioni immediate”. I principali obiettivi? La riduzione del 50% dei fanghi prodotti attraverso ottimizzazioni depurative; il recupero dell’80% del cromo e del pelo dei calcinai per abbattere la componente di parte organica; l’abbattimento dei Pfas dagli scarichi conciari; la separazione a piè d’azienda delle linee acide/basiche per la riduzione degli odori; infine l’ottimizzazione della vita dell’attuale discarica. Una “partita”, prendendo a prestito la terminologia di moda in tempi di pandemia, da giocare su sei tempi di gioco: uno ciascuno per i sei target sopra citati.