Escursioni in montagna, appello del Cai ai soci: “buon senso in attesa di risposte certe”

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Il popolo della montagna è confuso o, per essere più onesti, è stato “fagocitato” dal caos di interpretazioni legate alle possibilità o meno di dedicarsi alle libere escursioni in quota. In gioco, se così si può dire, finiscono le considerazioni sui limiti di circolazione nei comuni di residenza, l’inserimento del trekking e delle ciaspolate sulla neve nel novero delle attività sportive e, non ultimo, l’attribuzione della zona arancione per il Veneto con il compendio di regole e faq più o meno attendibili correlate al Dpcm del 14 gennaio.

Con il corollario inevitabile delle molteplici richieste di chiarimento che pervengono ogni giorno a forze dell’ordine e associazioni che riuniscono gli appassionati veneti dei monti, così come al Cai – Club Alpino Italiano – che ora prende ferma posizione dopo un rendez-vous tra i responsabili della regione, avvenuto in videoconfernza: “serve buon senso e servono risposte certe“, in sintesi estrema, l’esito dal punto di vista etico, che si affianca al sollecito inviato a Regione e Governo. Questo il pensiero condiviso ai propri soci e alla stampa da presidente regionale.

L’incontro è stato voluto dal dirigente Cai per il Veneto Renato Frigo il quale ha ascoltato, con estrema attenzione, le varie posizioni emerse durante il confronto costruttivo. La poca chiarezza sulla “stretta” alle attività in montagna – e relativi spostamenti – ha causato un generale malcontento tra soci e simpatizzanti, motivo per cui si è sollecitato con urgenza la richiesta di risposte esaustive agli organi competenti per la Regione Veneto, così da eludere in partenza interpretazioni sia del decreto in atto sia dei testi delle faq pubblicate sul sito istituzionale del Governo.

Parallelamente anche il Cai Nazionale si è mosso, inviando una lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, chiedendo un chiarimento urgente sulle pratiche consentite in ambiente alpino e prealpino. In attesa di risposte concrete, Frigo si appella a cautela e buon senso delle persone che amano la montagna e che in essa vedono qualcosa che va ben oltre all’attività fisica. “È indubbio che il Dpcm del 14 gennaio ha creato una certa confusione in merito alle attività praticabili esclusivamente sui monti, per questo motivo chiediamo con fermezza che la Regione Veneto fornisca delle linee guida ineluttabili. Dal canto nostro abbiamo deciso, all’unanimità, di sospendere tutte le uscite sociali in programmazione fino il 15 febbraio a favore di incontri a distanza, così da portare avanti un percorso formativo rivolto ai nostri soci. Siamo consapevoli che l’Italia sta affrontando un’emergenza sanitaria senza eguali pertanto, mai come adesso, è saggio posticipare le attività di gruppo per evitare possibili contagi, ma come Cai riteniamo che la limitazione degli ambienti montani deve essere condivisa da tutti senza alcuna eccezione a favore di pochi. Confermiamo la nostra disponibilità ad intraprendere un dialogo per il bene delle nostre montagne e delle tante persone che, sempre più spesso, si avvicinano alle terre alte grazie al Club Alpino Italiano”.

Una squadra del soccorso alpino sulle Piccole Dolomiti, in pieno inverno (immagine d’archivio)

La montagna rimane quindi temporaneamente “patrimonio” fruibile solo dai residenti nei comuni montani, gli unici che non rischiano di incorrere in sanzioni in questa fase di palese incertezza.  “Per gli altri amanti della montagna – conclude il presidente del club – il nostro consiglio è di attendere il riscontro da parte degli organi competenti e, nel frattempo, cogliere l’occasione di prendere parte ai tanti appuntamenti on line organizzati dalle sezioni del Veneto”. Per altre informazioni utili su eventi e corsi in programma basta consultare il portale del Cai Veneto (clicca).