Allevatori vicentini in Vaticano per la festa del Patrono degli animali

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
(foto infovaticana.it)

“Siamo ogni giorno messi alla prova sotto più punti di vista, dalla burocrazia ai costi di produzione, fino ad arrivare ad una filiera che favorisce la distribuzione e colpisce pesantemente i produttori, non ristorandoli delle fatiche che sopportano per garantire ai consumatori un prodotto finale di qualità e genuino, che ha quali presupposti il benessere animale ed i controlli costanti ed attenti”.

Con queste parole il presidente dell’Associazione regionale allevatori del Veneto, il vicentino Floriano De Franceschi, aveva annunciato la manifestazione che si è tenuta questa mattina a Roma ed in Vaticano, con la messa celebrata dal Cardinale Angelo Comastri, la “stalla sotto il cielo” e la sfilata di cavalli e cavalieri lungo via della Conciliazione.

Partiti nella notte, un centinaio di allevatori veneti, tra cui numerosi vicentini, hanno raggiunto infatti di prima mattina piazza Pio XII a Roma, per celebrare Sant’Antonio Abate, il patrono degli animali.

Alla guida della delegazione, oltre al presidente regionale De Franceschi, il presidente di Aia Roberto Nocentini, al direttore generale Roberto Maddé ed al presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo, e sottolineare le difficoltà in cui versa il settore e l’esigenza di una svolta radicale, in linea con quanto sostenuto da tempo da Coldiretti, per tutelare le produzioni tipiche locali, quindi le migliori eccellenze lattiero-casearie e la carne made in Italy.

Carne, salumi tipici, latte e formaggi sono pesantemente colpiti dalla scure dei prodotti provenienti dall’estero ed in gran parte utilizzati come materia prima per la trasformazione dalle multinazionali che da tempo sono riuscite ad irrompere nel mercato. “Sotto accusa anzitutto la normativa che consente di spacciare italiani prodotti importati dall’estero per la mancanza di norme chiare e trasparenti sull’etichettatura di origine. Una svolta è attesa nel 2017 – commentano il presidente provinciale di Coldiretti Vicenza, Martino Cerantola ed il direttore Roberto Palù – con l’entrata in vigore delle legge che obbliga ad indicare in etichetta la provenienza del latte con mucche o pecore e capre che potranno finalmente mettere la firma sulla propria produzione garantita a livelli di sicurezza e qualità superiori grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa”.

Parole cui fa eco anche il presidente De Franceschi: “la qualità è il nostro fiore all’occhiello, però ha costi di produzione indubbiamente più elevati. L’unica strategia che gli allevatori possono attuare per andare avanti è l’ammodernamento dell’azienda in termini di efficienza ed attraverso un sistema di qualità basato sull’attenta e costante analisi dei dati, che deriva anzitutto dai controlli funzionali. Ed in Veneto siamo maestri in questo, perché ogni animale viene monitorato costantemente, così da produrre un latte di qualità straordinaria, che i casari possono abilmente trasformare nei formaggi che tutti portiamo in tavola con orgoglio e che il mondo intero ci invidia”.

Qualità, efficienza, ma anche un bagaglio di tradizioni che si rischia di perdere. “Quando una stalla chiude – proseguono Cerantola e Palù – si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni”. Nonostante un’importante attività di recupero, in Italia sono minacciate di estinzione ben 130 razze allevate, tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini, sulla base dei Piani di sviluppo rurale della precedente programmazione. Ma in pericolo sono anche pezzi pregiati dell’enogastronomia nazionale, che può contare sul primato mondiale con 49 formaggi Dop riconosciuti dall’Ue addirittura, ma a rischio ci sono anche i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, per un totale di 41 salumi made in Italy tutelati in Europa.