Bocciato il piano Baxi-Pengo a San Lazzaro. Maggioranza sfilacciata, le opposizioni: “Dimissioni”

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Terremoto nella politica bassanese dopo la clamorosa bocciatura, nella notte appena trascorsa, dell’atto di indirizzo per il protocollo d’intesa dell’operazione Baxi-Pengo in Consiglio Comunale a Bassano del Grappa. All’una e mezza di notte la votazione si è conclusa, dopo una doppia votazione, con un pareggio (12 a 12) che porta nei fatti alla bocciatura dell’intesa. Presenti fino a tarda ora in Municipio, parecchie decine di cittadini, buna parte dei quali contrari al progetto.

Il sì all’intesa avrebbe portato alla costruzione da parte del Gruppo Pengo di un polo logistico di 73 mila metri quadrati nell’ultima grande area ad uso agricolo nella zona sud-ovest di Bassano, nel quartiere di San Lazzaro, a ridosso della Superstrada Pedemontana Veneta. Un progetto sul quale ha pesato l’annuncio della Baxi – che ha necessità di spazi per produrre le nuove caldaie ecosostenibili – che un eventuale no avrebbe portato a una perdita significativa di posti di lavoro: ambiente contro lavoro in una aut-aut che non sembrava lasciare margine di manovra.

Decisivo per la mancata approvazione è stato lo sgretolamento, sulla questione, della maggioranza dell’amministrazione guidata dalla sindaca Elena Pavan. Prima si è dimesso da presidente del consiglio comunale ed è passato al gruppo misto, votando quindi contro, Stefano Facchin, poi hanno preso posizione le due rappresentanti della maggioranza della lista Forza Italia – Cittadini di Bassano: Lucia Fincato ha espresso voto contrario, mentre la capogruppo Chiara Tessarolo in sede di dichiarazione ha motivato la sua decisione di non partecipare alla votazione e al momento del voto, in entrambe le occasioni, è uscita dalla sala consiglio, abbassando così il numero dei consiglieri votanti da 25 a 24. Contro il progetto si sono schierati le associazioni Aria (Associazione Bassanese Rispetto Ambientale), Fiab (Federazione amici della bicicletta e dell’ambiente) e Italia Nostra, mentre i quartieri e il Partito Democratico avevano chiesto di prendere tempo e indire un referendum.

Le reazioni
Sconcertato si definisce Nicola Finco (Lega), vicepresidente del consiglio regionale che parla di “una sconfitta per la Città di Bassano e per tutta l’area che dovrà subire le conseguenze di una scelta sciagurata che mette a rischio le proprie possibilità di sviluppo per motivi oscuri, vaghi e imprecisati. Dire no significa mettersi di traverso rispetto allo sviluppo di una realtà industriale che conta tremila dipendenti, di cui duemila legati al solo indotto. Il no arriva in nome del solito, fantomatico ambientalismo, ma in realtà saranno le imprese e tutta Bassano a ricevere un colpo pericolosissimo al cuore del sistema produttivo dell’intera area”.
“Ancora più sconvolgente – aggiunge Finco – è che la bocciatura provenga da un partito come Forza Italia: se da un lato Lega e Fratelli d’Italia hanno sostenuto compatti l’operazione, dall’altro i consiglieri forzisti si sono imbarcati sulla stessa caretta del Pd e dei 5Stelle, assecondando nei fatti e nelle scelte l’indirizzo politico di partiti che manifestano il più torvo risentimento verso il mondo dell’imprenditoria veneta: dove sono finiti i paladini dei lavoratori legati ai partiti sedicenti ‘di sinistra’? Dove si sono nascosti i sindacati? Come spiegheranno ai lavoratori che il posto di lavoro è a rischio?”.

Sul versante opposto la consigliera regionale dem Chiara Luisetto, che punto il dito sulla crisi, e l’immobilismo della maggioranza di centro destra in Comune e quella che chiama “non-gestione della vicenda da parte della Giunta Pavan: “Sul tavolo rimane una ferita che la buona politica avrebbe dovuto non solo sanare, ma prevenire, ascoltando, coinvolgendo e mettendoci la faccia. L’esito, in un clima teso e preoccupato, è il risultato di mesi di immobilismo da parte dell’amministrazione Pavan. Il tentativo di imporre una decisione in fretta ha generato una contrapposizione tra residenti e lavoratori, messi gli uni contro gli altri da una politica che non ha saputo costruire un percorso partecipativo e capace di fare sintesi. Ora serve trovare una soluzione per Baxi che sia condivisa dalla città, dai lavoratori e dalle aziende”, conclude Luisetto.

Il segretario cittadino del Pd Luigi Tasca chiede le dimissioni della sindaca Pavan, dell’assessore Viero e del vicesindaco Zonta, “che hanno fallito sul provvedimento più importante dei cinque anni del loro mandato. Questo voto è la dimostrazione che la condivisione non è avvenuta neanche al loro interno, e che la maggioranza è in frantumi. Prendano atto che la serie di errori madornali, da dilettanti allo sbaraglio, che hanno compiuto su questa cruciale questione sono incompatibili con il governo della città. Ora serve trovare una soluzione condivisa per Baxi: è evidente che loro non sono stati in grado di farlo, si facciano da parte e lascino lavorare altri”.
Nessun commento – a parte quando detto in Consiglio Comunale (“Se si attende ancora temo che sarà troppo tardi”) – da parte della sindaca Elena Pavan, che come altri della Lega  oggi ha cercato di deviare l’attenzione portandola sull’annuncio della costruzione della nuova sede del Commissariato della Polizia di Stato (“grazie a Salvini”).

La grande sede della Baxi in centro a Bassano (foto Google Maps)

Durissimo il commento del presidente del Raggruppamento Bassano di Confindustria, Alessandro Bordignon: “Con grande amarezza riscontro che, nonostante la posta in gioco, ancora una volta, si voti ‘contro’ per la solita becera logica di schieramento, tradendo così proprio quella posizione di cui taluni pretendono, a questo punto ipocritamente, di volersi far portavoce: ovvero la difesa dei lavoratori. Nel voto di ieri c’era molto in ballo: il lavoro, la dignità, la ricchezza di un gioiello di città come Bassano, il suo futuro. Invece la solita scusa del ‘campo di grano’ (già vista nella triste vicenda di San Lazzaro) diventa logica di scontro perdendo completamente di vista il perché ci si siede in Consiglio Comunale. I 12 che hanno votato contro si sono assunti una responsabilità politico-amministrativa drammatica, più grande di loro. La maggioranza aveva la possibilità di annullare il voto contrario ‘di parte’ e invece ha fallito. Bell’esempio. L’ignavia poi di chi si è sottratta al voto è ancora peggio: se non decidi, non puoi stare nella stanza delle decisioni! Mi aspetto ora che possano intervenire nella vicenda autorità superiori come la Regione ad esempio, per poter prendere una decisione positiva al di là del triste spettacolo bassanese che può avere effetti molto gravi di impoverimento del nostro amato territorio. Va fatto in fretta, le multinazionali non aspettano. Auspico che i lavoratori si facciano sentire, auspico che in Consiglio Comunale non siedano più in futuro degli irresponsabili”.

Infine Cristina Guarda, consigliera comunale di Europa Verde: “La tutela dell’ambiente mette in crisi il centrodestra. E’ stato bello vedere tanta partecipazione civile Consiglio comunale, in particolare, tanti giovani accorsi perché interessati a comprendere il destino di un’importantissima area agricola e verde della loro città, dieci ettari dichiarati sacrificabili dalla Giunta comunale, forse anche grazie ai 5 milioni di ritorno economico immediato nelle casse del Comune, più altri 5 nel medio termine. La legge regionale sul consumo di suolo, grazie alle deroghe volute da Lega, FI e FdI, consente consumo di suolo come quello che si è tentato di approvare ieri a Bassano. Viste le recenti dichiarazioni di Zaia sulla crisi climatica, mi attendo coerenza da parte della Giunta e della maggioranza in Regione, al fine di guidare questa amministrazione comunale a compiere scelte di qualità. A Bassano possiamo trovare valide alternative, identificando edifici o aree industriali già esistenti e corrispondenti alle esigenze di Baxi e Pengo. Altrimenti si aprirebbe un precedente gravissimo: l’uso di quote di consumo di suolo regionale per soddisfare quello che sembra più un tentativo di realizzare una nuova area industriale accattivante perché vicina alla Spv, più che rispondere a reali necessità di ampliamento produttivi”.

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