Intascavano l’assegno di cittadinanza senza titolo. Denunciati 140 soggetti di nazionalità rumena

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La lente d’ingrandimento dei carabinieri di Bassano del Grappa è stata fissata su un numero ampio di cittadini di nazionalità rumena residente nella zona, 140 in tutto. Su di loro sono in corso accertamenti relativi a un indebito percepimento di redditi di cittadinanza, per un esborso dalla casse pubbliche dello Stato non lontano dal mezzo milione di euro.

A lavorare su questo vasto fronte sono in particolare i militari che compongono il nucleo dell’ispettorato del lavori di Vicenza insieme ai colleghi della sezione operativa di Bassano: un’investigazione complessa e articolata che mira a sgominare una rete di produzione di falsa documentazione utilizzata per raggirare l’ente di previdenza sociale, vale a dire l’Inps, che ha erogato in tutto 460 mila euro.

Due i fatti concreti, avvenuti a partire dalla scorsa estate 2021 negli uffici di Poste Italiane di Rosà e Bassano, da cui sono sorte le indagini successive in seguito alla presentazione di altrettante persone originarie della Romania. Due uomini “pescati” con una serie di documenti apparsa non confacente alla realtà dei fatti. Carta d’identità rumena e codice fiscale italiano rilasciato da Agenzia delle Entrate, presentati “alla cassa” per ottenere il reddito di cittadinanza.

Grazie al sospetto dei due direttori di filiale, insospettiti dalla mancanza di documentazione regolare prodotta da comuni italiani, furono chiamati subito i carabinieri delle stazioni locali per verificare le effettive posizioni di coloro che pretendevano un contributo pubblico monetario, senza averne alcun titolo come accertato in seguito. Da qui sarebbe emerso un sistema di frode creato ad hoc, e che di giorni in giorno coinvolgeva sempre più persone di origini balcaniche, che risultavano residenti a uno stesso numero civico a Torino. Una sorta di indirizzo “virtuale”, utilizzato dall’ente locale piemontese per i soli richiedenti asilo. E’ stata questa la chiave di volta delle indagini, proseguite dopo spulciando nella banca dati dell’Inps tutte le documentazioni analoghe e scoprendo così l’inganno.

Gli ulteriori controlli incrociati hanno consentito di verificare come tutti i nominativi forniti dall’Istituto Nazionale, oltre ad avere autocertificato il falso dichiarando una residenza fittizia, non erano mai stati residenti sul territorio nazionale e non avevano mai svolto attività lavorativa in Italia. Anche la documentazione relativa all’Isee, presentata dagli indagati, uno dei documenti essenziali per la quantificazione del reddito di cittadinanza,
è risultata falsificata mediante autocertificazione. Tutti e 140 i cittadini rumeni iscritti nei tabulati del fascicolo d’indagine sono stati denunciati in Procura a Vicenza.