CineMachine | Heat – La sfida

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REGIA: Michael Mann ● CAST: Al Pacino, Robert De Niro, Val Kilmer, Jon Voight, Tom Sizemore, Diane Venora, Amy Brenneman, Ashley Judd, Mykelti Williamson, Natalie Portman, Ted Levine, Tom Noonan, Tone Loc, Hank Azaria, Wes Studi, Dennis Haysbert, Danny Trejo, Henry Rollins, William Fichtner, Kevin Gage, Susan Traylor, Jerry Trimble, Ricky Harris, Jeremy Piven, Xander Berkeley, Begonya Plaza, Rick Avery, Hazelle Goodman, Ray Buktenica, Max Daniels, Vince Deadrick Jr., Steven Ford, Farrah Forke, Patricia Healy, Paul Herman, Cindy Katz, Brian Libby, Dan Martin, Mario Roberts, Thomas Rosales Jr., Yvonne Zima, Mick Gould, Bud Cort, Viviane Vives, Kim Staunton, Martin Ferrero, Brad Baldridge, Andrew Camuccio, Kenny Endoso, Kimberly Flynn, Niki Harris, Bill McIntosh, Rick Marzan, Terry Miller, Daniel O’Haco, Kai Soremekun, Peter Blackwell, Trevor Coppola, Mary Kircher, Darin Mangan, Robert Miranda, Manny Perry, Iva Franks Singer, Tim Werner, Philip Ettington ● GENERE: poliziesco, azione, thriller, drammatico ● DURATA: 170 minuti ● DATA DI USCITA: 9 Febbraio 1996 (Italia)

Heat – La sfida del 1996 per la regia di Michael Mann.

Storia: Vincent Hanna e Neil McCauley. Il primo è un tenente della omicidi, devotissimo al suo lavoro, con tre matrimoni falliti alle spalle, che trascura sia la moglie che la figliastra per poter acciuffare delinquenti e assassini; il secondo è un criminale incallito, che non sa far altro, se non progettare piani per rapinare banche o furgoni portavalori. Entrambi possiedono una squadra con cui si adoperano ad seguire i loro rispettivi obiettivi. Neil, intorno a sé, ha una squadra di amici di cui si fida ciecamente e con cui progetta i furti fino all’ultimo dettaglio. Tra di loro c’è Chris Shiherlis (Val Kilmer), Michael Cheritto (Tom Sizemore) e Trejo (Danny Trejo). Una compagnia con cui lavora da una vita e che non si è mai fermata, nemmeno di fronte al colpo più rischioso. Nella squadra del tenente Vincent, invece, si contano fior fiori di agenti della squadra omicidi, tra cui il sergente Drucker (Mykelti Williamson), il detective Casals (Wes Studi) e il detective Bosko (Ted Levine). Come vi sono due lupi alfa, vi sono pure due branchi che li seguono, pronti a scontrarsi per il predominio, perché alla fine solo uno dei due resterà in piedi a vede l’altro morire.

Oggi parliamo di Heat – La Sfida, un film del 1995 diretto da Michael Mann con due formidabili figure del cinema americano: Al Pacino nella parte dell’eccentrico e ostinato tenente Vincent Hanna e Robert De Niro nella parte dello spietato e astuto ladro/criminale Neil McCauley. L’opera è ispirata a un celebre classico intitolato Tutte le ore feriscono… l’ultima uccide appartenente al genere noir francese, realizzato da Jean-Pierre Melville nel 1966.

Il genere di questo film è intriso di azione, ma anche di dramma, accarezzando dolcemente anche il thriller. Sommamente un poliziesco con gli attributi, capace di regalare allo spettatore momenti di action con sparatorie ed inseguimenti davvero eccezionali, ma anche momenti di pause in cui la fragilità di entrambi i due protagonisti vengono a galla.

È difficile decidere per quale dei due tifare o in quale dei due immedesimarsi. Alla fine ognuno farà la sua scelta, come è giusto che sia, ma personalmente credo che non ci sia da tifare per nessuno dei due. Entrambi i due personaggi non sono né buoni, né cattivi, ma fanno semplicemente quello che sono più portati a fare. La condizione in cui vivono è per entrambi miserabile e in qualche modo i due si assomigliano, tanto che al primo incontro, sembra quasi poter nascere una sana amicizia, ma c’è il problema che si ritrovano nella situazione di essere l’uno contro l’altro ed entrambi sono decisi a non mollare.

È l’ascesi di una condizione disagevole che vede la realtà per quella che effettivamente si rivela e non come una favola in cui c’è una distinzione netta tra buoni e cattivi. Sia il rapporto tra i due personaggi principali, sia il rapporto con la loro squadra e il rapporto, in ultima, della loro squadra con le rispettive mogli/fidanzate o con le loro famiglie è qualcosa che spicca sul fondo della scena e lascia lo spettatore in balia degli eventi. Non è il lieto fine, non sono le favole che vengono raccontate, ma è una proiezione della difficoltà delle vita a mantenere dei rapporti saldi, delle condizioni stabili in cui vivere.

C’è chi lo fa in un modo e chi lo fa in un altro, ma il punto è dove si vuole arrivare. Tutti bene o male vogliamo essere felici, trovare un luogo dove rimanere tranquilli e in pace con noi stessi. C’è chi questo luogo lo sta cercando, come Neil, e c’è chi questo luogo forse non si pone più tanto il problema se esiste o meno, ma alla fine lo trova.

Non c’è un confine netto o un divisorio che fa prescindere l’idea che il buono stia inseguendo effettivamente un cattivo. È infatti nel momento finale del film che si capisce quanto non vi sia nella realtà nulla di più propriamente definito nella realtà della pellicola. Quando Neil stava quasi per giungere al suo sogno e si è ritirato per saldare un conto in sospeso e dall’altra parte Vincent che sembrava avesse perso tutto ed invece ha ritrovato molto di più di quello che si poteva immaginare.

Amicizia, lavoro, famiglia. In questo film molte cose passano in primo piano e molte alte alla fine si ritirano o scompaiono. Un carattere costante è che nessuno dei personaggi ha mai mollato o ceduto. La condizione in cui tutti vengono inseriti è quella di miserabili, chi essendo un ladro che rischia la vita per qualche contante, e chi invece rischia tutto per acciuffare proprio quest’ultimi. Entrambi lottano, reagiscono, si inseguono, scelgono  quale strada percorrere, ma alla fine solo uno rimarrà in piedi e quando si ritroveranno l’uno faccia a faccia, non bisognerà esitare nemmeno un secondo.

Quello che nella vita è la nostra condizione reale è quella di miseria. Nasciamo nudi e rimaniamo nudi di fronte alle difficoltà, finché non decidiamo di affrontare fino all’ultimo momento, senza esitare, le nostra paura, i dolori e le sofferenze che ci sopraggiungono. Dipende da ciò che decidiamo di fare. Forse non ne usciremo sempre vincenti, ma saremmo arrivati fino in fondo con le sole nostre forze.