CineMachine | Terminator

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REGIA: James Cameron ● CAST: Arnold Schwarzenegger, Michael Biehn, Linda Hamilton, Paul Winfield, Lance Henriksen, Bess Motta, Earl Boen, Rick Rossovich, Bill Paxton, Brian Thompson, Franco Columbu, Dick Miller, Joe Farago, Shawn Schepps, Bruce M. Kerner, Brad Rearden, William Wisher Jr., Ken Fritz, Hettie Lynne Hurtes, Philip Gordon, Stan Yale, Leslie Morris, Hugh Farrington, Harriet Medin, James Ralston, Wayne Stone, John E. Bristol, Patrick Pinney, Greg Robbins, Marianne Muellerleile, Marian Green, J. Randolph Harrison, Darrell Mapson ● GENERE: fantastico, azione, thriller ● DURATA: 108 minuti ● DATA DI USCITA: 25 Gennaio 1985 (Italia)

Terminator del 1984 per la regia di James Cameron.

Storia: In futuro post-apocalittico, l’intelligenza artificiale delle macchine ha preso il pieno controllo del pianeta riducendo gli esseri umani a suoi schiavi e attuando uno sterminio di massa. Questa intelligenza decide di teletrasportare un cyborg assassino, noto come “Terminator”, al 1984 per uccidere una donna di nome Sarah Connor, il cui figlio, non ancora nato, sarà destinato a diventare il leader politico e spirituale della ribelli contro l’egemonia delle meccaniche. Nel frattempo, lo stesso movimento di resistenza umano del futura ha inviato un soldato per proteggere Sarah dal Terminator.

Un film di culto, nato nei primi anni ’80 grazie al genio di James Cameron, quando ancora faceva piccoli lavori a basso budget a livello registico come Piraña paura (girato a Roma nel 1981). Un film che ha formato, oltre una saga molto ricca e variegata, anche un personaggio/attore che deve tutto al suo ruolo all’interno della storia, ovvero Arnold Schwarzenegger.

Precisamente il film è uscito nelle sale nel 1984 e fu un successo enorme, con un incasso di ben 78 milioni di dollari, quando il film ne costo appena 6,8 milioni. l film è stato inserito nel 2008 nella lista del National Film Registry statunitense, ente preposto alla conservazione di pellicole ritenute, per motivi vari, di particolare interesse. Nel 2001 l’American Film Institute l’ha inserito al 42º posto nella classifica dei cento migliori film horror e thriller americani di tutti i tempi, e nel 2005 ha inserito la frase “I’ll be back” (letteralmente “tornerò” in italiano, ma nel doppiaggio “aspetto fuori”) al 37º posto nella classifica delle 100 migliori citazioni cinematografiche di tutti i tempi.

La storia è un intreccio mirabolante di cause ed effetti che si collocano nel futuro e nel presente. In una prima parte il film è ambientato nel 2029, in un mondo dove le macchine hanno preso il controllo dell’intero pianeta, dopo una guerra atomica causata da un sistema informatico chiamato Skynet, con l’intento di sterminare la razza umana dalla faccia della terra, ritenuta una minaccia per il pianeta e per se stessa.

In una seconda parte, nel presente che è il luogo della vera azione del film, un cyborg, chiamato “Terminator” (Arnold Schwarzenegger), proveniente dal futuro, arriva a Los Angeles attraverso un viaggio temporale, con lo scopo di uccidere Sarah Connor (Linda Hamilton), una mite ragazza che si mantiene agli studi lavorando come cameriera in un piccolo ristorante. La quale, ignara, è destinata a diventare un giorno madre di John Connor, futuro capo di una tenace resistenza nel futuro governato dalle macchine.

Nello stesso istante sopraggiunge un essere umano, Kyle Reese (Michael Biehn), giovane combattente offertosi volontario su ordine di John Connor, onde proteggere la sua futura madre dal killer cibernetico. Non vi sto a dire di più perché il grande lavoro di intreccio temporale merita di essere visto, compreso, meditato e goduto appieno e non attraverso le mie povere parole, ma attraverso quelle delle immagini che sono molto più esplicite e appetibili, secondo la mia modesta opinione.

La storia di Terminator nasce, secondo le fonti a cui mi sono accostato recentemente, da un sogno, o meglio un “incubo”, che il regista fece una notte del 1981, in preda ad un’acuta febbre, almeno così si dice. Nella rappresentazione che ci viene descritta, Cameron vide uno scheletro metallico emergere da delle fiamme armato di un coltello da cucina. Questa figura sarà poi destinata ad essere filmata sulla pellicola, prendendo la definitiva forma del Terminator come oggi lo conosciamo, grazie anche allo straordinario make up a opera del mago degli effetti speciali Stan Winston, in futuro responsabile anche di un’altra icona della SF anni ottanta, in Predator.

Sono diverse le vicissitudini che incombono sulla produzione della pellicola, come per esempio la prima stesura del copione di The Terminator (in originale il titolo del film aveva l’articolo) che non piacque all’agente del regista, il quale fu immediatamente licenziato dallo stesso. Successivamente a tale avvenimento, Cameron andò alla ricerca di fondi per poter dar vita alla sua opera (all’epoca era totalmente squattrinato, come si suol dire) e giunse a vendere il copione alla produttrice Gale Anna Hurd, conoscente di Cameron, ad un prezzo irrisorio, ma a condizione che la regia fosse totalmente sua e che i produttori non potessero mettere giudizio sul suo lavoro.

Cameron si mette finalmente al lavoro e comincia ad inquadrare ed a cercare il suo Terminator tra le varie figure di attori presenti a Hollywood, e qui si presenta una lista infinita di attori, tra i quali non spuntò affatto Schwarzenegger. Infatti, l’attore di origine austriaca, venne evidenziato dal co-fondatore della Orion, Mike Medavoy, il quale lo propose a Cameron non per la parte del Terminator, bensì per la parte di Kyle Reese. Tale proposta inquietò non poco il regista, il quale si poneva il problema di trovare un attore adatto per il ruolo del Terminator capace di fronteggiare la mascolinità dell’ex-culturista, in modo da rendere lo scontro credibile. Infatti, inizialmente, l’idea di Cameron era di assumere Lance Henriksen per la parte, immaginando un Terminator capace di muoversi agilmente tra le persone normali e non certo un armadio a due ante, ma l’idea originale viene rivista e dopo l’incontro con Schwarzenegger, James Cameron si rese conto delle effettive potenzialità dell’esordiente attore, ma non nel ruolo del soldato Reese, ma bensì nel ruolo del cyborg Terminator. Henriksen ricoprirà comunque nel film il ruolo, anche se secondario, del detective Hal Vukovich. Quella di Cameron sarà più un atto di riconoscenza all’attore, dato che Henriksen aveva investito il suo tempo e le sue forze per trovare finanziamenti per il film.

Ce ne sarebbero molte altre di curiosità da raccontare. L’ultima che mi permetto di evidenziare è la visuale del T-800 che venne elaborata con un computer Apple II mentre il codice visibile erano listati assembly del processore 6502 (il microprocessore a 8 bit dell’Apple II). Ma è meglio che mi spieghi su il perché Terminator possa essere definito un “capolavoro”.

Il film, come vi sarete accorti, aveva esordito come cinema di serie B, con un budget limitato e una difficoltà di partenza nel cast che, una volta ultimato, diede ancora filo da torcere al regista e alla produzione del film. Come ha fatto a nascere un idolo come Terminator? James Cameron all’epoca non era conosciuto e i suoi primi lavori non avevano riscosso in sé molto successo, ma i migliori geni, a mio parere, sono quelli che nascono nel buio, perché sono solo coloro che riescono a vivere nell’oscurità riescono a scorgere quei squarci di luce che danno vita a vere e proprie opere d’arte. Terminator è uno di quei film che nel corso della sua creazione non era stato compreso o comunque non era stato ben voluto. Il tutto risiedeva nella mente del regista che lo ha voluto. Schwarzenegger era alla ricerca di notorietà dopo Conan il Barbaro, anche se non gli si può togliere il grande impegno e la dedizione che mise nel suo ruolo, portandolo ad essere definito realmente una macchina. Infatti la sua abilità nel maneggiare armi da fuoco era dovuta al suo allenamento nel montare e smontare armi anche a occhi bendati, in barba agli attori che maneggiavano impropriamente le armi nei film. Personalmente ho trovato l’interpretazione di Arnold più maturo a livello di interpretazione nel secondo film Terminator 2 – Il Giorno del Giudizio che nella prima parte, ma questo penso sia portato più alla umanizzazione nei confronti delle macchine che avviene in quest’ultima parte del film.

Il film è in sé avanti di ben 30 anni rispetto ai tempi in cui è stato realizzato. La critica rivolta alle macchine, ai sistemi informatici, come qualcosa che realmente può distruggerci. Il pensiero che ripercorro guardando un film come Terminator, è quello di quanto la nostra umanità sia stata schiacciata e devastata dalle macchine. Siamo sempre più isolati l’uno dall’altro ed i nostri sentimenti e le nostre emozioni sono sempre più filtrate da meccanismi di comunicazioni elettronici.

È una sorta di odio quello che traspare nel film. Un odio verso le macchine, verso quei sistemi che hanno spento il cervello umano e lo hanno condotto a l’atrofizzazione culturale che veleggia nella società d’oggi, incontro alle menti più giovani e non solo, all’interno delle politiche sociali, giudiziarie, lavorative, economiche ecc. Non è tanto il Terminator come “terminatore” dell’uomo, ma tanto l’uomo che permette ad esso di prendere il sopravvento, senza nemmeno rendersene conto. In questo film non sorge un tema che affonderà le sue radici nella seconda parte: la debolezza dell’uomo ed egli stesso come causa dei propri mali e delle proprie disgrazie. Dobbiamo sempre ricordare chi è l’uomo e chi è la macchina. Nel film questa differenza vuol essere celata ed in un primo momento non si riesce a capire effettivamente che il Terminator sia una macchina.

La tecnologia è entrata nel quotidiano ed è sempre più a contatto con il nostro modo di essere e di vivere, ma bisogna rendersi conto di quanto la tecnologia sia usufruibile all’uomo nella misura in cui egli ha coscienza di se stesso, delle sue limitazioni, e coscienza della tecnologia che ad oltranza andrà sempre più a sviluppare.