Crinali

Metti una giovane donna dell’Alto Vicentino e il suo gruppo di amiche. Metti una città che offre un sacco di spunti, dove la nostra giovane donna vive. Mettici gli anni, quei “dai trenta in su”, che sanno un po’ da adulte, ma anche un po’ no. Lavoro (kind of), amici e amiche, confronti (più o meno alcolici). Una casa con giardino e un salotto. E mettici poi il materiale umano che queste giovani donne raccolgono in giro, ogni giorno, in ogni luogo, di ogni tipo. Loro dicono che sarebbe davvero uno spreco non condividerlo. “Leggiamo il nostro pezzo di mondo a più occhi, ne origliamo le chiacchiere e i silenzi con più orecchie… E ne scriviamo senza averci capito granché!”. 

Diamo il benvenuto sull’Eco a un nuovo blog collettivo: Girls on the hills. Buona lettura!

Crinali

C’è questa cosa per cui uno non dovrebbe farsi influenzare lo stato d’animo – o peggio, lasciarsi definire – da quello che gli manca (che sia un fidanzato, un lavoro che ti dia soddisfazione, degli amici su cui sai di poter contare, un posto che senti casa, un figlio o una pochette nera che quando serve non ce l’hai mai etc.) ma farsi forza di quello che invece ha. Ed esserne grato. Ecco. Usiamo pure il condizionale: dovrebbe.

Perchè capitano certi giorni in cui quello che manca pesa più di quello che c’è. Lo so, è una circostanza che secondo le leggi della fisica non regge, ma è così. L’assenza si fa più ingombrante della presenza e mette in ombra tutto il resto. E, sarà che siamo stanche, sarà che è dicembre e le giornate sono corte e buie, sarà che ti viene da pensare che un anno fa ero, un anno fa facevo, un anno fa. E i conti di fine anno non tornano. Sarà l’effetto ritardato della blue moon. Ma ci sentiamo tutte un po’ così.

Premettiamo che ci sarà sempre qualcosa che manca. Cioè, non per tutti, ma per una certa categoria, quella che non si siede, quella che è perennemente alla ricerca di senso, quella che i desideri che sente dentro sono braci che non si spengono mai del tutto. Ecco, per quelli c’è sempre qualcosa che manca. A volte è uno slancio che ti proietta oltre, altre volte un peso che ti tira in fondo. Camminano in fila indiana sulla linea del crinale. Certo, da lì vedono un orrizzonte vastissimo, a 360 gradi. Ma ne scorgono anche la precarietà di starci in equilibrio su quel crinale. Forse un giorno ci arriveranno a sdraiarsi su qualche distesa orrizzonatale. Forse.

Per loro, per noi, per quelle giornate in cui quello che manca pesa di più… propongo un gioco. Forse vi ricorderà un po’ quella fastidiosa di Pollyanna e quindi lo ammetto: da piccola passavo giornate intere a raccogliere i prismi che si staccavano dal lampadario per appenderli poi con il filo da pesca al soffitto.
Il gioco funziona così: quando arriviamo a fine giornata scriviamo su un foglio 5 cose che, come direbbero gli inglesi, made your day, che ti hanno fatto sorridere (anche mezzo sorriso va bene, anche un quarto. Ok, va bene anche quella smorfia che faceva Joey di Dawson’s Creek, tipo così), che ti hanno fatto respirare. Presenze. Vicine, lontane, appena intraviste. Almeno cinque. E se il periodo si fa lungo, ripeterle, se serve. E se pare che non ci siano, bisogna scostare le tende, alzare i tappeti, mettetersi in punta dei piedi, salire sulle sedie.

Scoviamole. Scriviamole. Coltiviamole.

Comincio io!

1. preparare le polpette di pesce (il cibo è sempre un buon punto!) e la tavola per quattro. E pensare insieme alla china-di-Natale.
2. scaldare l’atmosfera di casa con lucine e candele
3. partecipare a un corso di formazione professionale che, pensa te, ti piace pure
4. indossare un vestito nuovo
5. leggere del torneo di Burraco nel notiziario parrocchiale ed esserne inspiegabilmente entusiasta

Giochi anche tu?