Incontri – Gli orologi in legno di Livio

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Ha viaggiato per lavoro in più di 50 paesi nel mondo, parla quattro lingue, un manager che ha coniugato l’impegno professionale con il desiderio di lasciare in eredità ai giovani la cultura di una competizione sana, ecco la ragione per la quale a un certo punto della sua carriera gli è stato chiesto di affiancare alcuni dei giovani manager dell’azienda. Questa è la prima parte della sua storia.

Oggi invece lo trovate a volte fra i boschi dell’altopiano di Asiago alla ricerca del legno migliore per costruire orologi da parete. Non è stata una scelta voluta, ma obbligata. La moglie, a causa di una malattia degenerativa, necessitava di aiuto concreto ogni giorno e così Livio ha deciso di accedere al prepensionamento. La sua routine è completamente cambiata in poco tempo. Prima Singapore, Lima o Mosca erano casa sua, ora si sveglia il mattino sempre nel medesimo luogo.

«Non ti manca la valigia in mano?»
«L’ho fatto per una vita intera…»
«Lo rifaresti?»
«Viaggiare in tanti posti mi ha cambiato la vita, me l’ha migliorata, sono stato fortunato!»
«E adesso crei orologi in legno, perché?»
«Ti sembrerà stupida come cosa, ma mi illudo di fermare il tempo mentre tengo in mano una pialla o una raspa…»

Un hobby che forse gli permette di avere ancora fiducia nel domani nonostante la fase diversa di vita. Quante persone in pensione vivono un periodo di disorientamento all’inizio. Se a questo si aggiunge la dedizione verso la moglie, allora non sono di certo momenti facili. Il mattino, mentre un’altra persona è presente in casa, lui fa un po’ di sport, si occupa della spesa o di fare visita a uno dei suoi nipoti. Nella sua vita precedente tanta velocità, poi lentezza. Prima molte migliaia di chilometri, poi tutto dentro 10-15 minuti di auto.

«Sai quante persone in Veneto sono malate di Alzheimer
«Assolutamente no…»
«Circa settantamila, pensa a quante famiglie vivono nella silenziosa sofferenza ogni giorno. Ci sono tante strutture residenziali e semiresidenziali, mi vengono in mente anche i centri di sollievo, ma credimi se ti dico che non ci sarà mai struttura che attutisca la solitudine che si prova quando la persona con cui hai condiviso una vita si spegne lentamente».

Mi racconta che lui e la moglie si trovavano anni fa in una cittadina tedesca per festeggiare il loro anniversario di matrimonio, lei stava camminando in centro e vide in un piccolo negozio un orologio da parete. Lo volle acquistare e disse a Livio: «È uguale a quello dei miei nonni, quando ero piccola mi addormentavo ascoltando il tic-tac delle lancette. Se un giorno questa malattia non mi lascerà più capire nulla, mettimi vicino il tic-tac di questo orologio».

Detto fatto. Non solo. Entrare nel salotto dove lei passa oggi la maggior parte del suo tempo è un’esperienza magica, tutti gli orologi che Livio ha costruito sono lì nelle pareti. Un tic-tac pieno di amore da brividi alla schiena.