Spettacolando – Gli Offspring fanno impazzire lo Sherwood con una capriola negli anni ’90

La magia della musica è quella di sopperire alla mancata scoperta della macchina del tempo. In cinque minuti ci si catapulta negli anni ’90 e ci si sente irragionevolmente più giovani. E’ stato così l’altra sera, al concerto degli Offspring al Sherwoord Festival di Padova, nel piazzale dello Stadio Euganeo.

Ricordiamo le canzoni, i giri di batteria e di chitarra: le parole? Magari non tutte, ma non importa quando tra luci, boati e urla cominci a saltare: non vale il tempo passato, solo un presente lungo 70 minuti da bersi in un sorso. Concerto breve? I concerti non si misurano a  ore, come i libri non si pesano a pagine.

Un terzo della scaletta è dedicato alla produzione post-2000, magari non memorabile, perché è con “Why Don’t You Get” che si accende la fiamma, e con “Job e Bad Habit “ che esplode la bomba.
Dexter Holland e Noodles sono tirati a lucido, un pizzico di nostalgia aleggia nell’aria, ma per la malinconia non c’è tempo (né voglia).
L’impianto dello Sherwood è una meraviglia, siamo in una foresta con l’effetto acustico in uno stadio. Volendo si potrebbe ascoltare il concerto dalla collinetta, sdraiati romanticamente su un plaid, ma attaccati l’uno all’altro a saltare sudaticci è un’altra cosa.
Viaggio super, energia a mille, sorrisi stampati sulle facce, prima durante e dopo, e solo il caldo torrido ci ricorda che siamo tornati all’epoca del riscaldamento globale, anno 2022. Almeno gli anni ’90 ce li siamo goduti.

Paolo Tedeschi