Che vita da cani! Il divario tra ricchi e poveri in un’esilarante commedia di Mel Brooks 

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Mel Brooks lo si conosce per molte cose. Oltre ad aver lanciato il genio di David Lynch, producendo il drammatico “The Elephant Man”, il regista e comico newyorkese si è imposto in modo deciso nel panorama delle produzioni televisive e cinematografiche statunitensi, scrivendo in prima battuta per importanti programmi televisivi ed infine entrando nel magico mondo delle produzioni hollywoodiane.

Dopo i grandi successi come “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” (1974) e “Frankenstein Junior” (1974), il genio di Brooks comincia un po’ a mostrare i suoi limiti, seppur ogni film diretto o interpretato dal caro vecchio Mel non può che rivelarsi, in fin dei conti, piacevole e divertente. 

È proprio uno dei suoi ultimi film di cui vi voglio parlare oggi, essendo anche il meno conosciuto. Se gli altri film, tra cui quelli che ho citato in precedenza, erano delle parodie davvero molto esilaranti, nel 1991 Brooks porta al cinema un’opera originale che vede protagonista un ricco uomo d’affari, interpretato da Mel Brooks stesso, che per accaparrarsi un intero quartiere dove costruire case di lusso per ricchi, accetta la sfida di un suo rivale in affari, ovvero egli dovrà rimanere per trenta giorni in quel quartiere alquanto malfamato senza potersi appoggiare alle sue forti risorse economiche. Da qui una serie di episodi più o meno divertenti che porteranno il nostro protagonista a capire il valore reale del denaro e della sua vita. 

Un film alquanto leggero, forse persino frivolo in certi passaggi, ma che racchiude dentro di sé un’idea molto bella e genuina. Se il ricco perdesse tutte le sue comodità, potrebbe forse ridestarsi dalla sua incapacità di osservare e vedere coloro che stanno peggio di lui? Potrebbe arrivare a comprendere che il denaro di per se non da alcun valore alla nostra vita, ma anzi ci sottomette all’accumulo e all’illusione di possesso e di dominio su cose o persone? 

E finchè vi propongo queste domande, mi viene da porre particolare attenzione alla satira che Brooks tira verso speculatori e uomini d’affari. Personaggi senza alcun tipo di scrupolo che venderebbero la madre pur di guadagnare qualche altro milione. 

In “Che vita da cani!” Brooks mette la sua umanità e il suo modo di vedere il mondo capitalista americano. Un guazzabuglio di gente ben vestita che sotto i completi eleganti e le scarpe lucide nascondono personalità apatiche, subdole ed egoiste, intente a danneggiare chiunque pur di trarne qualche vantaggio.

Un film che non è un capo d’opera e nemmeno un capolavoro, ma essenzialmente un buon film, divertente che vi può far trascorrere una serata senza troppo impegno, ma comunque mostrando qualcosa di valido.