La città verrà distrutta all’alba: l’isterismo che contagia

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REGIA: George A. Romero ● CAST: Lane Carroll, Will MacMillan, Harold Wayne Jones, Lynn Lowry, Lloyd Hollar, Richard Liberty, Richard France, Harry Spillman, Bill Thunhurst, Stephen Liska, S. William Hinzman, Will Disney, Edith Bell, Leland Starnes, A.C. McDonald ● GENERE: fantascienza, thriller, horror, azione ● DURATA: 103 minuti ● DATA DI USCITA: 10 Giugno 1974 (Italia)

“PERCHÉ STANNO MORENDO DELLE BRAVE PERSONE?”

La città verrà distrutta all’alba del 1973 per la regia di George A. Romero.

Il titolo di questo pezzo potrebbe essere inteso nel modo sbagliato. Non è mia intenzione approfittare della situazione che si sta ad oggi creando nel nostro paese e nel resto del mondo, ma mi sembrava importante mandare un messaggio, anche attraverso questo canale.

Torniamo ad un regista che ho amato e che amo tuttora e che mi ha lasciato molto come appassionato di cinema. Stiamo parlando di George A. Romero di cui avevo già parlato in “Zombi” (1978), opera immensa di un regista che ha lavorato per quasi tutta la sua carriera con la creatura di sua creazione, ovvero lo zombi.

Nel film che oggi andremo a trattare Romero si discosta leggermente dal genere, per cimentarsi in un’opera più diretta, con l’intento di narrare le sorti di una piccola cittadina su cui è caduto per errore un missile militare che ha liberato nell’aria e nelle condotte acquifere una nuova tipologia di virus che rende chi ne entra in contatto pazzo, fino a diventare estremamente violento.

Di fatto il titolo originale di “La città verrà distrutta all’alba” è “The Crazies” (“i pazzi”) e qui Romero mostra attraverso un utilizzo quasi unico della macchina fissa, con pochissimo movimento e qualche zoomata, lasciando fare tutto al montaggio, una storia che si apre su due spazi: lo spazio della cittadina dove le persona stanno cercando di salvarsi dal contagio; lo spazio delle forze armate che stanno cercando di contenere il virus, nascondendo ai giornalisti e al mondo le responsabilità del fattaccio.

Lungi da me proporre teorie complottiste sugli eventi ad oggi accaduti, ciò che in realtà ho trovato sempre interessante nel cinema romeriano è l’attenta analisi di una società malata già prima di un contagio effettivo.

Di fatto, il regista usa spesso come pretesto un evento catastrofico per raccontare quella parte marcia dell’America fatta di violenza e di menzogne.

È tale evento a spingere a galla tutti i difetti e le problematiche di una società che punta semplicemente all’uso e consumo e quindi al benessere su vasta scala. Tutti viviamo le nostre vite, non badando spesso al valore reale di ciò che siamo e di ciò che abbiamo ed è spesso un evento molto forte, spesso catastrofico a farci realizzare quanto il nostro stile di vita sia fallacie.

Ma ciò che Romero analizza in “La città verrà distrutta all’alba”, oltre al forte militarismo che si respira con questi soldati che vengono inviati sul posto e non si fanno premure di ammazzare civili non contagiati pur di contenere l’epidemia, è l’aria di isterismo che si viene a creare man mano che il contagio prende piede, sia tra i civili sia tra le forza armate stesse.

Romero lancia nel suo cinema un monito continuo allo spettatore. Lo invita ad analizzare il sistema e a sviluppare un pensiero critico con il quale l’umanità potrebbe scampare alle innumerevoli tragedie proposte dal cinema romeriano, dall’epidemia all’apocalisse zombie.

Ma Romero non dà più di questo come soluzione, perché nel suo cinema non c’è quasi mai un lieto fine ed anzi, Romero nel suo percorso cinematografico ed artistico diventerà sempre più pessimista, dando alla fine quasi per scontato che l’umanità è destinata ad autodistruggersi sia per le logiche di potere, sia per come l’essere umano pensa, in senso individuale di proprietà, di valore e di esistenza.

Alla fine la tragedia vera che si consumerà in questa cittadina, oltre al pericolo estremo e definitivo che un ordigno nucleare venga sganciato a terra, è che non è tanto il contagio, ma l’isterismo di massa che alla fine provoca realmente un massacro, perpetrato da entrambe le due fazioni, se così le vogliamo chiamare.

Un film che vi invito caldamente di visionare, di cui è stato fatto nel 2010 anche un buon remake, ma che non ha nulla della forza del suo originale diretto da un genio come era Romero.

Un film che ci invita, ripeto, a sviluppare ed a muovere il nostro pensiero, a farci un’idea vera e sincera sui fatti e le situazioni che stanno accadendo, partendo da delle basi solide e con questo magari evitare quel tipo di isterismo che vedremo provocare la fine vera della piccola cittadina e dal finale non sapremo mai se sarà veramente la fine o se il contagio continuerà a diffondersi.

Forse c’è ancora speranza, ma l’unica speranza la possiamo affidare alla nostra capacità di formulare un pensiero limpido e il più veritiero possibile.