Addio a Sebastião Salgado, grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta


Addio a Sebastião Salgado, aveva 81 anni. Il famoso fotografo viveva ormai da lungo tempo a Parigi e dal 1990 aveva smesso di fotografare le persone concentrando la sua attività sull’impegno sociale, sulle priorità ambientali e sulla sostenibilità. In Brasile aveva rilevato un’azienda su cui ha ripiantato oltre due milioni e mezzo di alberi, ricreando una foresta in cui oggi sono presenti 150 specie.
Nato in Brasile nel 1944, Salgado aveva iniziato la sua carriera come economista prima di abbracciare la fotografia negli anni Settanta, durante un viaggio in Africa che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. Da allora ha raccontato con rara potenza visiva la condizione umana in oltre 120 paesi, spostandosi tra i lavoratori delle miniere, i migranti, i sopravvissuti ai conflitti e i popoli indigeni.
L’Accademia delle Arti di Parigi, che lo aveva eletto tra i suoi nel 2016 come “grande testimone della condizione umana e dello stato del pianeta” scrive: “Laurent Petitgirard, segretario perpetuo, i membri e i corrispondenti dell’Accademia delle belle arti annunciano con immensa tristezza la morte, venerdì 23 maggio all’età di 81 anni, del loro confratello Sebastião Salgado”.
Con progetti monumentali come Workers, Migrations e Genesis, ha saputo unire estetica e denuncia, costruendo un atlante emotivo del nostro mondo. I suoi bianchi e neri, intensi e scolpiti, hanno restituito dignità e memoria ai volti degli ultimi, trasformando la fotografia in uno strumento di testimonianza e consapevolezza.
Segnato dall’esperienza del genocidio in Rwanda, Salgado ha trovato nuova forza nell’impegno ambientale: con la moglie Lélia ha fondato l’Instituto Terra, un progetto di riforestazione che ha riportato alla vita una parte del Brasile devastata dalla deforestazione, piantando milioni di alberi. Il suo sguardo, sempre profondo e rispettoso, lo ha reso ambasciatore dell’UNESCO e vincitore di numerosi premi, tra cui il prestigioso Premio per la Pace dell’editoria tedesca. Wim Wenders, insieme al figlio Juliano Ribeiro Salgado, gli ha dedicato il documentario Il sale della terra, che ha saputo raccontare la grandezza della sua opera e della sua visione. Le sue immagini restano come memoria e invito: a vedere, a capire, a non dimenticare.