Corte Ue, matrimoni gay vanno riconosciuti anche nella Nazione di origine

La Corte Europea si esprime sul matrimonio su una coppia omosessuale: “Uno Stato membro ha l’obbligo di riconoscere un matrimonio tra due cittadini dell’Unione dello stesso sesso che è stato legalmente contratto in un altro Stato membro in cui hanno esercitato la loro libertà di circolazione e di soggiorno”.
Questa sentenza si riferisce al caso di due cittadini polacchi, sposati in Germania, che hanno chiesto che il loro certificato di matrimonio fosse trascritto nel registro civile polacco affinché le nozze fossero riconosciute nel loro Paese.
Le autorità polacche competenti hanno infatti respinto la richiesta dei due cittadini sulla base del fatto che la legge polacca non consente il matrimonio tra persone dello stesso sesso. La Corte di giustizia, in risposta a una questione pregiudiziale sollevata da un giudice nazionale, ha ritenuto che il rifiuto di riconoscere un matrimonio tra due cittadini dell’Unione, legalmente contratto in un altro Stato membro in cui hanno esercitato la loro libertà di circolazione e di soggiorno, sia contrario al diritto dell’Unione perché viola tale libertà e il diritto al rispetto della vita privata e familiare.
La Corte spiega che gli Stati membri sono quindi tenuti a riconoscere, ai fini dell’esercizio dei diritti conferiti dal diritto dell’Unione, lo stato coniugale legittimamente acquisito in un altro Stato membro e ricorda che, sebbene le norme in materia di matrimonio rientrino nella competenza degli Stati membri, questi ultimi sono tenuti a rispettare il diritto dell’Unione nell’esercizio di tale competenza.
Intanto in una nota del Vaticano si legge che il matrimonio è un legame unico ed esclusivo tra un uomo e una donna, in sintonia con il riferimento biblico secondo cui marito e moglie diventano “una sola carne” e la dimensione sessuale della vita coniugale è un elemento che rafforza l’unione, oltrepassando la funzione procreativa. Sono questi i due punti cardine della nuova Nota dedicata alla monogamia del dicastero della Dottrina della Fede, approvata da Papa Leone, che ridefinisce il significato dell’unione matrimoniale secondo la dottrina della Chiesa cattolica.
L’elogio della monogamia non esclude che nella coppia ognuno mantenga i suoi spazi. “Man mano che il loro amore matura – si legge nel documento -, la coppia potrà comprendere e accettare pacificamente che la preziosa appartenenza reciproca che caratterizza il matrimonio non è un possesso, ma lascia aperte molte possibilità. Ad esempio, che uno dei due chieda un momento di riflessione o qualche spazio abituale di solitudine o di autonomia, o che rifiuti l’intrusione dell’altro in qualche ambito della sua intimità, o che conservi qualche segreto personale custodito nel sancta sanctorum della propria coscienza senza essere pedinato o osservato”.
Poi nel documento il Vaticano chiarisce che la sessualità non ha soltanto un fine procreativo, ma contribuisce a rafforzare l’unione della coppia, favorendo crescita e arricchimento del legame. Questa interpretazione viene presentata come parte integrante della concezione cattolica del matrimonio, nella quale la procreazione non esaurisce la funzione della sessualità coniugale. Il ruolo della sessualità viene dunque evidenziato come elemento di coesione nella coppia.