Fallisce tour operator Thomas Cook

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Thomas Cook l’agenzia di viaggi più vecchia del mondo ha dichiarato bancarotta. Nata nel 1841 per trasportare i passeggeri coi treni nelle principali città britanniche si è poi organizzata per gestire i viaggi all’estero, diventando la prima agenzia dei turisti britannici in Europa nel 1855, negli Usa nel 1866 e nel resto del mondo 1872.
Ora le autorità britanniche dovranno organizzare il rimpatrio di 600 mila turisti nel mondo, un’operazione senza precedenti in tempo di pace.

Il piano per riportare a casa dall’estero i vacanzieri è noto col nome in codice ‘Projetc Matterhorn’ ed è guidato dall’autorità per l’aviazione civile. Il ministro dei Trasporti, Grant Shapps, ha detto che sono pronti 45 aerei charter per sostituire la flotta Thomas Cook e che si prevede per stasera il rimpatrio di almeno 14 mila persone. Un Ponte aereo che inizierà oggi e durerà fino al 6 ottobre.

La storica azienda non è riuscita a raccogliere gli ulteriori finanziamenti per 200 milioni di sterline, che servivano per evitare il collasso. “Il board delle compagnia – si legge in una nota – non ha avuto altra scelta che avviare i passi necessari per entrare in bancarotta con effetto immediato”. Il quotidiano francese Le Figaro calcola che il gruppo, messo in liquidazione “con effetto immediato”, lascia in vacanza nel mondo 600.000 turisti, tra cui 10.000 francesi. Il tour operator ha però assicurato che i voli continuano ad essere operativi e i pacchetti del tour operator sono assicurati. “E’ un momento di forte preoccupazione per il personale e i clienti di Thomas Cook. Lo staff del Foreign Office nel Regno Unito e all’estero lavora ininterrottamente con l’Autorità  per l’aviazione civile britannica e il ministero dei Trasporti”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri britannico, Dominica Raab, il quale ieri aveva assicurato che “nessuno resterà bloccato all’estero”.

Il premier Johnson intanto esclude qualsiasi tipo di salvataggio da parte del governo perché altrimenti altre aziende potrebbero aspettarsi lo stesso trattamento  in futuro. “Bisogna studiare in che modo gli operatori turistici in un modo o nell’altro possano proteggersi da simili casi di bancarotta in futuro” ha sottolineato Johnson.
Il collasso di Thomas Cook – il cui principale azionista è la cinese Fosun Tourism Group – porterà alla perdita di un grande numero di posti di lavoro. La società conta infatti 21 mila impiegati in 16 diversi Paesi, di cui 9 mila solo in Gran Bretagna. La maratone organizzata ieri da Thomas Cook per riunire soci e investitori in cerca dei finanziamenti necessari per la sua salvezza si è conclusa senza un’intesa.

Fosun (il più grande conglomerato privato della Cina continentale, con sede a Shanghai) il mese scorso aveva già iniettato 450 milioni di sterline nella società all’interno di un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline. In cambio di quell’investimento Fosun aveva acquisito una quota del 75% della divisione operativa di Thomas Cook e un 25% della sua compagnia aerea. “Fosun – si legge in un altro comunicato – è delusa del fatto che Thomas Cook non sia riuscita a trovare una soluzione per la sua ricapitalizzazione con altre entità, i suoi creditori core e gli azionisti senior”.