Morte George Floyd: rischiano l’ergastolo i tre ex agenti che non intervennero

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Rischiano l’ergastolo i tre ex agenti della polizia di Minneapolis riconosciuti colpevoli di aver violato i diritti civili di George Floyd. Secondo la giuria sono responsabili di non essere intervenuti mentre un loro collega stava soffocando l’afroamericano, tenendo il ginocchio sul suo collo per nove minuti. A giugno il giudice emetterà la sentenza con cui verranno quantificati gli anni da scontare e per loro la pena potrebbe arrivare fino all’ergastolo.

I tre agenti sono: Tou Thao, 36 anni, J. Alexander Kueng (28) e Thomas Lane (38), dichiarati responsabili di non aver fornito assistenza medica e di non aver fermato Derek Chauvin, l’agente che uccise Floyd. “Continuarono a guardare mentre Floyd soffriva una morte lenta e straziante” e “scelsero di non fare nulla e guardarono un uomo morire”, ha sottolineato l’accusa durante il processo. La procuratrice Samantha Trepel ha sottolineato che gli imputati ignorarono le regole apprese nell’addestramento e gli appelli dei passanti.

L’afroamericano aveva supplicato di poter respirare, ma sia Chauvin sia i suoi colleghi hanno ignorato le sue suppliche e Floyd è poi morto per arresto cardiaco. Gli ex agenti Alexander Kueng, Thomas Lane e Tou Thao sono stati dichiarati colpevoli non solo di aver violato i diritti civili di Floyd, ma di non essere intervenuti per fermare il loro collega.

Il fratello di Floyd, Philonise Floyd, ha definito i verdetti un atto di”responsabilità”, ma ha aggiunto: “Non ci può mai essere giustizia perché non potrò mai riavere George”.

E il cugino di Floyd, Brandon Williams, ha dichiarato di aver sperato in un cambio delle leggi e delle politiche per “proteggere le persone da queste situazioni”. Ha anche affermato che il risultato “invia un messaggio che dice che se uccidi o usi una forza eccessiva o mortale, ci sono conseguenze che seguono”.

L’autore materiale del delitto Derek Chauvin, è stato condannato per omicidio l’anno scorso in un tribunale statale e si è dichiarato colpevole a dicembre nel caso federale.