Proteste in Iran, la nipote della guida suprema Khamenei condannata a tre anni di carcere

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Farideh Muradkhani, attivista iraniana e nipote della guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, è stata condannata a 15 anni di carcere dal Tribunale speciale del clero, pena che poi è stata ridotta a tre anni. A confermare la notizia sono i media iraniani. La donna era stata arrestata il 23 novembre scorso, durante le manifestazioni in corso in Iran da quando la 22enne Mahsa Amini è stata uccisa per non aver indossato l’hijab in modo corretto. Prima di finire in carcere, aveva chiesto ai Paesi “amanti della libertà” di espellere gli ambasciatori dell’Iran, a sostegno delle proteste del popolo iraniano. Farideh è figlia di Badri Hosseini Khamenei, sorella di Ali, che nei giorni scorsi si è esposto per condannare la repressione delle proteste da parte delle forze dell’ordine. L’avvocato dell’attivista ha poi spiegato in un post su Twitter che la pena è stata ridotta a tre anni di carcere da una Corte d’appello che aveva accolto il suo ricorso contro il Tribunale religioso speciale, perché quest’ultimo non aveva giurisdizione sul caso”.

Intanto oggi a Teheran si è svolta la sepoltura di Mohsen Shekari, il 23enne giustiziato a morte dopo essere stato arrestato durante le proteste anti-governative in corso da quasi tre mesi in in Iran. Il tutto si è svolto in una città blindata dalle forze dell’ordine. Il corpo del giovane è stato poi consegnato ai familiari dalle forze di sicurezza che hanno imposto loro dure condizioni relativamente allo svolgimento della cerimonia funebre. L’episodio ha richiamato molti manifestanti. Già dalla sera precedente, un grande numero di persone si era radunato a Teheran, vicino alla casa in cui il ragazzo viveva, per protestare contro l’esecuzione della pena capitale.

Mohsen Shekari è stato il primo a essere stato giustiziato, ma ci sono almeno altre 10 condanne a morte. Le forze dell’ordine hanno tentato di disperdere la folla di dimostranti accorsi per partecipare al tragico momento prendendo le persone a colpi di manganellate e usando gas lacrimogeni. Gli agenti hanno anche sparato contro le automobili che passavano nell’area interessata suonando il clacson in segno di protesta, e in molti casi sono riusciti a rompere i finestrini delle vetture. Tanti e colmi di odio gli slogan gridati dai manifestanti. Per menzionarne due tra tutti: “Abbasso il dittatore” e “Così tanti di noi sono stati uccisi, nessun compromesso o lode per il leader (Ali Khamenei)”.