Bollettino Covid: 16.424 i positivi, 318 i decessi. La Lombardia è ancora maglia nera

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Risalgono i contagi nelle ultime 24 ore. Sono infatti 16.424 i positivi al coronavirus, a fronte però di 340.247 tamponi, mentre sono 318 i decessi. Il tasso di positività è al 4,8%. Salgono anche i ricoverati nelle terapie intensive, 11 in più, mentre scendono i pazienti ospitati negli altri reparti, 78 in meno.

La Regione con più casi è ancora una volta la Lombardia, con 3.310 positivi. Seguono la Campania (2.185), il Piemonte (1.453), l’Emilia-Romagna (1.427), il Lazio (1.188). Tutte le altre Regioni sono sotto quota mille nuovi contagi.

Intanto il ministro della Salute Roberto Speranza, ha tenuto a Palazzo Madama le comunicazioni sulle nuove misure per il contrasto della pandemia: “Non ci sono le condizioni epidemiologiche per abbassare le misure di contrasto, siamo all’ultimo miglio e non possiamo abbassare la guardia”.

Il prossimo Dpcm, ha fatto sapere Speranza, resterà in vigore dal 6 marzo al 6 aprile e includerà, dunque, la festività di Pasqua del 5 aprile. La “bussola del nuovo decreto – ha sottolineato – sarà la salvaguardia del diritto alla salute”.

Per il ministro “è fondamentale mantenere un approccio di grande prudenza”. “Con questo livello di incidenza di casi abbiamo cinque Regioni con terapie intensive sopra la soglia critica e l’Rt medio è 0.99, secondo l’ultimo rilevamento. Quindi l’Rt si avvia con le misure attualmente in vigore a superare la soglia di 1”.

Speranza ha parlato anche della campagna vaccinale alle prese con ritardi e mancate consegne. “I ritardi di alcune forniture, che pure ci sono, non cambieranno l’esito della partita in corso: il Covid, con i vaccini, sarà sconfitto. Non è privo di fondamento continuare ad affermare che vediamo la luce in fondo al tunnel”.

Alla lotta al Covid si aggiunge una possibile nuova arma. L’Ema ha infatti avviato l’esame in tempo reale dei dati sull’anticorpo monoclonale Regdanvimab (noto anche come CT-P59), sviluppato da Celltrion, per il trattamento del Covid-19 La revisione continuerà finché non saranno disponibili prove per sostenere una domanda formale di autorizzazione.

Intanto l’Ue potrebbe passare al pugno duro sul fronte vaccini. La strada scelta dall’Unione europea nella produzione dei vaccini, ha dichiarato un alto funzionario Ue in vista del summit di domani tra i leader europei “è quella della cooperazione e non della coercizione”, in particolare per aumentare i siti produttivi in Ue, ma “qualora non dovesse funzionare, ci sono degli strumenti stabiliti dai Trattati, come l’articolo 122” che permette, in caso di gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, di intervenire anche con obblighi o divieti.
“La produzione di vaccini è un processo estremamente difficoltoso e cambiare la catena di approvvigionamento è molto complicato”, ha chiarito la fonte Ue che non esclude l’attivazione dell’articolo che assegna maggiori poteri a Bruxelles e agli Stati membri.

Un altro strumento messo in campo dell’Unione europea per controllare meglio la produzione dei vaccini è il meccanismo di trasparenza e autorizzazione di export delle dosi. “Finora non c’è stato alcun blocco delle esportazioni. Le aziende sono tenute a rispettare i loro impegni e finché lo faranno non ci sarà alcun bando”, ha concluso la fonte di Bruxelles.