Covid, 60.415 i nuovi contagi su 370 mila tamponi, 93 decessi. Maggior risalita nelle fasce più giovani

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Secondo l’ultimo bollettino del ministero della Salute, sono 60.415 i nuovi contagi in 24 ore su 370 mila tamponi processati, 93 i decessi. In settimana si è registrato un aumento del numero dei contagi Covid in Italia ma le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva continuano a diminuire. In discesa anche il numero settimanale di decessi. Il tasso più alto di incidenza di contagio si registra nella fascia d’età 10-19 anni.

Secondo il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta l’aumento dei casi Covid in Italia non è un semplice ‘rimbalzo‘: “Anche se – sottolinea – al momento non possiamo etichettare la risalita come avvio della quinta ondata”. Sono troppe le differenze regionali: minore circolazione virale per i 18,8 milioni di persone di Lombardia, Piemonte e Emilia Romagna, e alta incidenza al centro-sud in particolare in Umbria, Puglia, Calabria, Marche, Basilicata, Lazio, Abruzzo e Toscana. Dal 13 al 19 marzo +30,2% dei casi e aumento degli attualmente positivi, da poco più di 971mila del 10 marzo a 1.147.519 di ieri e iniziali segnali di impatto sui ricoveri.

Cartabellotta risponde in merito alla richiesta delle regioni di eliminare il bollettino quotidiano dei contagi e dei decessi: “L’eliminazione del bollettino quotidiano sui casi Covid in Italia sarebbe un atto di ingiustificata censura sulla distribuzione regionale e sui dettagli di ricoveri, tamponi e altro. La scadenza dello stato di emergenza non cala il sipario sulla pandemia che, per una sua gestione ottimale, richiede una maggior disponibilità di dati e non di mettere la polvere sotto il tappeto. Ai fini della sorveglianza epidemiologica l’Italia – sottolinea Cartabellotta – trasmette quotidianamente tutti i dati all’Organizzazione Mondiale della Sanità e al Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie. Dati che poi si ritrovano, con variabile livello di dettaglio nelle statistiche internazionali”.

Le cause di questa aumentata circolazione virale sono diverse: c’è un maggiore rilassamento della popolazione e un allentamento delle misure. Ma anche una progressiva diffusione della più contagiosa variante Omicron BA.2, con calo della protezione vaccinale nei confronti dell’infezione; e ancora c’è una persistenza di basse temperature che costringono ad attività al chiuso. “Tuttavia – ribadisce Cartabellotta – i dati sono di difficile interpretazione perché nelle Regioni del Nordovest, dove il virus circola meno, la prevalenza di Omicron 2 è più elevata (68%), mentre risulta più bassa (32%) al Sud dove si rileva una maggior circolazione virale”.