Covid, le nuove regole dal green pass alla mascherina. Abrignani: “Serve ancora cautela”

Sono stati 40.757 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, 12.845 in meno rispetto alla giornata precedente, ma a fronte di 95.472 tamponi in meno. In calo i ricoveri ordinari e stabili le terapie intensive. Il tasso di positività aumenta leggermente e si attesta al 14,1%. Le vittime in un giorno sono state 105. Per il sottosegretario alla Salute Costa siamo a una svolta ma è fondamentale completare il ciclo vaccinale “perché – dice – se ci trovassimo di fronte a una eventuale recrudescenza, saremo maggiormente protetti dal virus”.

Anche secondo Sergio Abrignani, ordinario di immunologia dell’Università Statale di Milano, serve cautela: “Il virus continua a circolare e se alcune restrizioni decadono è solo perché dopo due anni di pandemia abbiamo accettato socialmente che ci sarà una piccola parte di popolazione che si ammalerà in modo severo perché senza green pass e mascherine sarà più esposta al rischio. Chi è vaccinato con tre dosi è protetto al 90% dalla malattia severa, ma con la variante Omicron è protetto al 65% dal rischio di infettarsi. Chi non è vaccinato ha ovviamente un rischio d’infezione assoluto e quando è infettato ha un rischio di morire 10 volte più alto di un vaccinato che si infetti” sottolinea Abrignani aggiungendo: “Abbiamo ancora decine di migliaia di infezioni e più di 100 morti al giorno, parliamo ancora di un virus che circola tanto, però abbiamo accettato l’idea che ormai abbiamo fatto il massimo. I numeri ci dicono che la pandemia non è affatto finita, però per fortuna, andiamo verso la stagione calda quando il virus dovrebbe circolare di meno”.

Da ieri le nuove regole su mascherine green pass: mentre viene quasi del tutto accantonata la certificazione verde resta l’obbligo di indossare i dispositivi di protezione in alcuni contesti. Nella nuova circolare emanata dal ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che contiene indicazioni per una corretta e omogenea applicazione dell’ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza si chiarisce: “la mascherina è raccomandata per il personale che svolga la prestazione in stanze in comune con uno o più lavoratori, anche se si è solo in due, salvo che vi siano spazi tali da escludere affollamenti ma anche nel corso di riunioni in presenza. Va usata comunque se si è in coda, anche al bar o per entrare in ufficio e in presenza di una qualsiasi sintomatologia che riguardi le vie respiratorie. I dispositivi di protezione non sono, invece, necessari, in caso di attività svolta all’aperto, in caso di disponibilità di stanza singola per il dipendente, in ambienti ampi, anche comuni (come corridoi e scalinate) in cui non vi sia affollamento o si mantenga una distanza interpersonale congrua. Ciascuna amministrazione – conclude la circolare – dovrà quindi adottare le misure che ritiene più aderenti alle esigenze di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro, tenendo ovviamente conto sia dell’evoluzione del contesto epidemiologico che delle prescrizioni di carattere sanitario eventualmente adottate, anche a livello locale, dalle competenti autorità”.

Anche secondo la fondazione Gimbe l’obbligo di mascherina al chiuso in alcuni luoghi ad alto rischio è assolutamente in linea con le evidenze scientifiche.
“Poi ci sono altri luoghi considerati a rischio intermedio dove è rimasta una raccomandazione – sottolinea Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, intervenuto ai microfoni della trasmissione L’Italia s’è desta su Radio Cusano Campus, aggiungendo – Quello che è importante ribadire è che i dati che contano sono il numero di persone che si trovano in un locale, la grandezza del locale, l’aerazione e il tempo di permanenza”.