Fine vita, approvata anche in Sardegna la legge sul suicidio assistito

La Sardegna è la seconda Regione italiana dopo la Toscana ad approvare la legge sul suicidio medicalmente assistito. La norma voluta dal centrosinistra – provvedimento che ricalca quello nazionale proposto dall’associazione Luca Coscioni – è stata approvata questa mattina dal Consiglio regionale isolano, dopo un dibattito lampo. Il via libera è arrivato con 32 voti a favore, 19 contrari e 1 astenuto. In maggioranza ha votato contro Lorenzo Cozzolino (Orizzonte Comune), mentre Giuseppe Frau (Uniti con Todde) si è astenuto. All’opposizione si è espresso a favore della legge Gianni Chessa (Forza Italia).

Il provvedimento, nel rispetto dei principi stabiliti dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, per garantire la necessaria assistenza sanitaria alle persone che intendono accedere al Fine vita, definendo tempi e modalità organizzative per l’erogazione dei relativi trattamenti. In ovvio, è prevista l’istituzione di una Commissione multidisciplinare permanente per la verifica della sussistenza dei requisiti, della quale faranno parte un medico palliativista, un neurologo, uno psichiatra, un anestesista, un infermiere e uno psicologo.

Le aziende sanitarie regionali si impegneranno a fornire il supporto tecnico e farmacologico e l’assistenza medica per la preparazione all’auto somministrazione del farmaco autorizzato presso una struttura ospedaliera, l’hospice o, se venisse richiesto, il proprio domicilio. Le prestazioni e i trattamenti previsti sono gratuiti.

Il capogruppo del Pd Roberto Deriu ha sottolineato: “Abbiamo una regola chiara per una situazione estrema: questo è il dovere del legislatore in conformità alla Costituzione, ma dietro questa realtà giuridica c’è la realtà umana di chi soffre allo stremo delle forze ed è incatenato alle macchine o totalmente alla mercé di farmaci che allungano una vita che non si può più chiamare tale”. Immediata la risposta dell’opposizione, con il capogruppo Fdi Paolo Truzzu: “Una legge inutile, che esula dalle competenze del Consiglio regionale e pertanto rischia di essere cassata dalla Corte costituzionale. Una legge applicabile a pochissimi casi e che finirà per creare solo illusioni per i cittadini”.