Il premier Conte dissente da Fitch: “Nessuna instabilità”. Boccia: “Il governo è ostile all’industria”

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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si esprime in merito alla valutazione dell’agenzia Fitch che ha confermato il rating dell’Italia a BBB con outlook negativo, e secondo cui è necessario un cambio di passo, se non di una svolta politica, per superare tutte le criticità che continuano pesare come un macigno sulla situazione dei conti e dell’economia italiana: “Il governo terrà anche dopo le Europee. Ho visto che Fitch ci classifica come Paese stabile con prospettive negative legate soprattutto all’instabilità politica; addirittura ipotizza elezioni anticipate in questo 2019. Sinceramente – aggiunge il premier – questa instabilità non riesco proprio a vederla. I sondaggi ci danno un consenso alto, inusuale nello stesso contesto europeo”.
A pensarla diversamente è invece il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “Noi non la vediamo la ripresa. Le nostre imprese associate ci dicono che anche a gennaio si avvertono cali di fatturato e l’eventuale effetto sulla domanda interna auspicato dal governo non basterà a contenere il rallentamento dell’economia. Occorre – continua Boccia – fare anche altro, non si può prescindere dalle ragioni dello sviluppo. Perché la questione sociale si deve affrontare puntando sullo sviluppo. Dobbiamo combattere la povertà, non rischiare di far aumentare gli attuali cinque milioni di poveri.
Vincenzo Boccia propone inoltre di aprire subito i cantieri delle opere già finanziate: l’associazione dei costruttori indica per le sole opere di valore superiore a 100 milioni di euro risorse stanziate per 26 miliardi in grado di generare centinaia di migliaia di posti di lavoro ed ottenere così un incremento del Pil dell’1 per cento.
Il presidente di Confindustria sottolinea poi che un’impresa italiana paga il 20% di tasse in più, il 30% di costo dell’energia in più e il Paese ha tempi della giustizia lunghissimi e infrastrutture inferiori alla Germania ma, malgrado questo, siamo secondi ed esportiamo grazie all’industria 450 miliardi. “Sfideremmo qualsiasi Paese al mondo ad arrivare secondo con i nostri deficit di competitività. Questo significa – continua Boccia – che abbiamo un apparato industriale fatto di imprenditori e lavoratori di primo piano e dovrebbe farci fare i conti con le nostre potenzialità”.