Influenza K in Italia, gli esperti: “Il vaccino potrebbe non bastare”

Mentre entra nel vivo la stagione influenzale anche in Italia, l’attenzione degli epidemiologi è rivolta al ceppo A/H3N2 e, in particolare, a una sua variante chiamata K. Si tratta di un virus già circolante che in alcuni Paesi ha mostrato una diffusione più ampia del previsto. Sebbene sia stato definito un “super ceppo” per il numero elevato di contagi registrati, non è un nuovo virus: è una semplice mutazione, come quelle che avvengono ogni anno nei virus influenzali.

L’influenza e in generale le infezioni respiratorie acute iniziano dunque a colpire pesantemente: sono già 4 milioni gli italiani messi ko da febbre e sintomi respiratori. L’incidenza in particolare, nella settimana dall’1 al 7 dicembre, è stata pari a 12,4 casi per 1.000 assistiti. A contribuire a questo incremento dei casi è la diffusione della variante K del virus che l’Organizzazione mondiale della sanità descrive in “rapido aumento” dall’agosto scorso. A renderlo più rilevante è il fatto che, dopo anni in cui a prevalere è stato il virus A/H1N1, la popolazione ha oggi una protezione più bassa nei confronti di A/H3N2, circolato poco nelle stagioni precedenti. Questo può tradursi in una maggiore suscettibilità all’infezione e in una possibile riduzione della protezione offerta dal vaccino, pur rimanendo efficace nel prevenire le forme più gravi. Ecco perché la variante K viene monitorata con attenzione.

L’incidenza più elevata si osserva, come di consueto, nella fascia di età 0-4 anni, con circa 38 casi per 1.000 assistiti. “Questa settimana si registra un aumento sostenuto dei casi di infezioni respiratorie acute registrati dalla sorveglianza RespiVirNet, in linea con l’andamento atteso per questo periodo dell’anno – spiega Anna Teresa Palamara, che dirige il dipartimento di Malattie Infettive dell’Iss -. Non è possibile prevedere esattamente quando si raggiungerà il picco di casi, che di solito si registra tra fine dicembre e fine gennaio, ma nelle prossime settimane è probabile che l’incidenza delle infezioni rimanga alta. Ricordiamo pertanto – aggiunge l’esperta – le principali misure di prevenzione: la vaccinazione, per cui si è ancora in tempo dal momento che il virus circolerà ancora per diverse settimane, una rigorosa igiene delle mani, il rispetto della cosiddetta ‘etichetta respiratoria’, ad esempio tossendo in un fazzoletto o nell’incavo del braccio, evitare i luoghi chiusi e affollati in presenza di sintomi”.

 

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