Luana D’Orazio, il perito: “Morta per manomissioni al macchinario”

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E’ morta a causa delle continue manomissioni al macchinario Luana D’orazio, la giovane che lo scorso 3 maggio a soli 22 anni è rimasta stritolata mentre svolgeva il suo lavoro in un’azienda tessile a Montemurlo, in provincia di Prato. La verità, che confermerebbe le ipotesi degli inquirenti, è scritta nelle 69 pagine della relazione depositata la settimana scorsa dall’ingegnere incaricato dalla Procura, Carlo Gino, che ha esaminato il macchinario.

L’apparecchio è stato montato in modo non conforme probabilmente per abbattere i tempi di produzione.  Il perito ha infatti rilevato la presenza di una staffa sporgente e non protetta che avrebbe di fatto trascinato la ragazza in una morsa. “La macchina presentava una evidente manomissione con un altrettanto evidente nesso causale con l’infortunio“, scrive l’ingegnere Gini. “La funzione di sicurezza della saracinesca era stata completamente disabilitata per cui l’operatore poteva accedere alla zona pericolosa, anche in modalità automatica, senza alcuna protezione”.

Secondo la relazione del perito la manomissione dei macchinari era una consuetudine di lavoro, tanto che – si legge – la saracinesca non veniva abbassata da tempo. A provarlo, sono anche varie ragnatele che si erano andate a formare tra le parti fisse e quelle mobili.

I vestiti di Luana sono stati catturati dal macchinario. Sette secondi dopo qualcuno ha spento l’orditoio. “Una persona che si trovava nella stessa porzione del capannone dove sono presenti le macchine oggetto di accertamenti – si legge ancora – ma che non si trovava in prossimità della macchina oggetto di infortunio”.

La procura di Prato prosegue gli accertamenti perché ci sono ancora da chiarire le mansioni della giovane dato che era un’apprendista e per contratto avrebbe dovuto essere guidata da un tutor.

Sono 3 al momento le persone indagate: la titolare dell’azienda tessile Luana Coppini, il marito Daniele Faggi (per la procura “amministratore di fatto” della ditta) e l’addetto alla manutenzione Mario Cusimano, accusati di omicidio colposo e rimozione delle tutele antinfortunistiche.

“Non ci sono parole – dice straziata dal dolore la mamma di Luana, Emma Marrazzo –  come si può morire così nel 2021. Se l’azienda avesse preso tutte le precauzioni mia figlia sarebbe ancora qui, devono prendere coscienza”.