Migranti. Denuncia della della Ong: soccorsi in mare fermati da Roma

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È arrivata questa mattina la nave Aquarius di Sos Méditerranée a Catania con le ultime 421 persone salvate nel Mediterraneo in questo weekend di rinnovate partenze dalla Libia. Arriva però la denuncia della Ong che lamenta di aver perso tempo prezioso nel salvataggio dei 421 migranti, nonostante si trovassero in acque internazionali.

Secondo quanto racconta Nicola Stalla, coordinatore dei soccorsi, sono passate almeno 4 ore prima che potessero prestare un primo soccorso. Dalla Guardia Costiera infatti sarebbe arrivato l’ordine di aspettare che arrivassero sul posto le motovedette libiche. Quest’ultime – spiega – non sono mai arrivate. Un tempo interminabile, mentre assistevamo impotenti alle grida d’aiuto. Lo stesso ordine – si apprende – è arrivato in più operazioni di soccorso mentre “osservavamo impotenti le operazioni dei libici che riportavano indietro le persone”.

I 421 migranti hanno impiegato due giorni per giungere nel nostro paese: sabato sono stati soccorsi nel Mediterraneo, a 24 miglia dalla costa libica, a est di Tripoli. Si trovavano su una barca in legno sovraccarica e in difficoltà. Il team di medici della Ong ha prestato i primi soccorsi. Molti migranti infatti presentano segni di violenza, malnutrizione, disidratazione. Una donna incinta di nove mesi, che ha avvertito le prime contrazioni a bordo dell’imbarcazione di legno, è stata affidata alle cure dell’ostetrica di Msf.

Secondo le testimonianze raccolte a bordo dai volontari, i sopravvissuti soccorsi facevano parte di uno stesso gruppo detenuto per diversi mesi a Sabratha, poi di recente trasferito a Bani Walid, conosciuto per essere un centro nevralgico del traffico di esseri umani in Libia: “Eravamo tutti nella stessa prigione a Sabratha. Un mese fa, a causa della guerra, siamo stati separati in gruppi di 20 persone, caricati su dei furgoni e trasferiti a Bani Walid e poi ammassati in un’altra prigione dove abbiamo trascorso un mese”. Il giorno prima della partenza sono stati trasferiti in un altro posto, “una spiaggia dove siamo stati costretti ad aspettare in pieno sole, senza né acqua né cibo”.

Hanno inoltre denunciato violenze e abusi. Una donna ha dichiarato: “La tratta dei neri esiste in Libia, dove tutti sono armati, anche i bambini”. Prendono le donne, le imprigionano, le torturano, le spogliano. Gli uomini e i bambini vengono sodomizzati.”Spezzavano le dita alle ragazze serrandole nelle porte – hanno raccontato alcune donne soccorse – I trafficanti ci hanno spinto in mare dicendoci: ‘Andate a morire nel Mediterraneo’.