Omicidio Marta di Nardo: il killer doveva essere in comunità, ma non c’erano posti

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Doveva essere in una Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza Domenico Livrieri, il killer reo confesso dell’omicidio di Marta di Nardo. L’uomo è in carcere a a Milano per l’omicidio, l’occultamento e il vilipendio del cadavere della sua vicina 66enne.

Il ricovero di Livrieri però non è stato mai attuato a causa della mancanza di posti e nonostante “i ripetuti solleciti del pm alle autorità di competenza”. Livrieri ha infatti due precedenti per violenza sessuale e sequestro di persona e dopo l’omicidio della Di Nardo, ha tenuto il suo cadavere nascosto sotto il letto per una settimana.

Domenico Livrieri che soffrirebbe di disturbi psichiatrici, ha ammesso di aver ucciso la donna nella mattinata del 4 ottobre, colpendola con una coltellata alla gola. Successivamente, il 16 ottobre, avrebbe tentato di lasciare l’Italia facendosi portare in taxi a Malpensa. “Tentativo non riuscito – si legge nell’ordinanza di 10 pagine che accoglie le richieste del pubblico ministero Leonardo Lesti – per assenza di mezzi economici”.

Il tentativo di nascondere il corpo. Livrieri dopo l’omicidio ha tenuto il cadavere sotto il letto per una settimana, pensando prima a pulire tutto. Dopo lo ha fatto a pezzi, avvolti i resti in due coperte e nascosto il tutto nel soppalco in cucina. Il 46enne ha anche raccontato che la sorella, entrando in casa durante i 16 giorni in cui non si erano più avute notizie della di Nardo, avesse chiesto al fratello l’origine di un forte cattivo odore. Lui si sarebbe giustificato dicendo che “si trattava di carne andata a male”.

La confessione: “l’ho uccisa, ma è colpa della mia famiglia”. “Preferisco non ricordare”, ma “vorrei solo dire che mi dispiace, che non è stata colpa mia, ma dei miei famigliari che non mi aiutavano. Preso dal panico ho nascosto il corpo sopra nella botola in cucina dopo averla tagliata con un coltello da cucina lungo 50 centimetri che si trova ancora presso la mia abitazione in cucina sul mobiletto nero, ha lama liscia e manico giallo”, ha aggiunto Livrieri durante l’interrogatorio di convalida del fermo. Livrieri avrebbe anche prelevato circa 170 euro da una delle carte della vittima dopo aver trovato i “codici di accesso” in casa di lei. “Non ho raccontato a nessuno di quello che è successo – ha aggiunto. – Non so perché i giorni successivi mi recavo a casa sua dove mangiavo. Le chiavi di casa di lei le ho buttate vicino alla Stazione Centrale di Milano, ma non ricordo quando”.