Iran, morte cerebrale per Armita Garavand. Condanne a 13 e 12 anni per due giornaliste del caso Amini

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Il padre di Armita Garavand, ha confermato la morte cerebrale della 16enne, ricoverata in coma dall’1 ottobre dopo avere subito un trauma cranico nella metropolitana di Teheran. La giovane avrebbe sbattuto la testa durante una lite con una sorvegliante perché non portava il velo, ma il governo di Teheran ha sempre negato questa versione, dopo che il caso ha suscitato grande indignazione, affermando che la giovane era svenuta a causa di un calo di pressione.

Dopo il pestaggio di Armita, avvenuto ad un anno dalla morte di Mahsa Amini, Teheran teme una nuova ondata di ribellione al grido “Donna, vita, libertà”, a cui è stato assegnato il Premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero, insieme a Jina Mahsa Amini, morta in circostanze analoghe ad Armita, il 16 settembre dello scorso anno. La sua morte mentre era sotto la custodia della ‘polizia morale’, ha fatto nascere il movimento di protesta ‘Donna, vita e libertà che ha portato avanti manifestazioni di protesta contro il regime a livello nazionale.

Non sembrano arrivare a caso le condanne a 13 e 12 anni di carcere per le due giornaliste che hanno cercato di fare luce proprio sul caso Amini.

Elaheh Mohammadi del quotidiano Ham Miham, è stata arrestata dopo aver seguito il funerale di Amini nella sua città natale curda, Saqez, dove sono iniziate le proteste. E’ stata condannata per complotto contro la sicurezza del Paese e per propaganda contro la Repubblica islamica.

La fotoreporter Niloufar Hamedi, è stata presa in custodia, dopo aver scattato una toccante foto ai genitori di Mahsa Amini, ritraendoli abbracciati in un ospedale di Teheran dove la loro figlia giaceva in coma. Entrambe sono inoltre accusate di aver collaborato con gli Stati Uniti.

I legali delle due giornaliste hanno fatto sapere che ricorreranno in appello. Le due donne sono detenute dal settembre 2022 nella prigione di Evin a Teheran -secondo i famigliari, tenute in isolamento- e i loro processi erano iniziati a maggio.

Martedì scorso, la magistratura iraniana ha anche condannato l’avvocato di Mahsa Amini a un anno di carcere per “propaganda” contro lo Stato dopo aver “parlato con i media stranieri e locali del caso”.