‘Save the Children’: 1,2 milioni di bambini in condizioni di povertà assoluta

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Allarme di ‘Save the Children’ secondo cui in Italia 1,2 milioni di bambini e adolescenti vivono in condizioni di povertà assoluta. Secondo la Ong non sono solo le condizioni economiche del nucleo familiare a pesare sul futuro dei più giovani. A condizionare le opportunità di crescita anche l’ambiente in cui vivono.

Inoltre, “la segregazione educativa allarga sempre di più la forbice delle disuguaglianze, soprattutto nelle grandi città. Pochi chilometri di distanza, tra una zona e l’altra, possono significare riscatto sociale o impossibilità di uscire dal circolo vizioso della povertà”.

Anche all’interno delle stesse città il divario è sconcertante tra zone “bene” e la cosiddetta “periferia”. Ad esempio: a Napoli, i 15-52enni senza diploma di scuola secondaria sono il 2% nel quartiere Vomero, quasi il 20% invece a Scampia. A Palermo si registra il 2,3% a Malaspina-Palagonia e il 23% a Palazzo Reale-Monte di Pietà, mentre nei quartieri benestanti a nord di Roma i laureati (più del 42%) sono quattro volte quelli delle periferie esterne o prossime al Gra nelle aree orientali della città (meno del 10%). Ancora più forte la forbice a Milano, dove a Pagano e Magenta-San Vittore (51,2%) i laureati sono 7 volte quelli di Quarto Oggiaro (7,6%).

Differenze sostanziali tra una zona e l’altra riguardano anche i Neet, ovvero i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano più, sono senza lavoro e non sono inseriti in alcun circuito di formazione. Nel capoluogo lombardo, in zona Tortona, sono il 3,6%, meno di un terzo di quelli di Triulzo Superiore (14,1%), mentre a Genova sono 3,4% a Carignano e 15,9% a Ca’ Nuova, e a Roma 7,5% Palocco e 13,8% a Ostia Nord.

I minori che non hanno l’opportunità di navigare in Internet nel Mezzogiorno si concentrano nei capoluoghi delle grandi aree metropolitane (36,6%), e vivono spesso nelle famiglie con maggiori difficoltà economiche (38,8%), così come, nelle stesse zone, bambini e adolescenti che non svolgono attività ricreative e culturali raggiungono il 77,1%.