Il giorno del Principe Carlo, fra cordialità e protocollo. La visita al cimitero britannico (VIDEO)

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E’ iniziato da Montecchio Precalcino il viaggio in terra berica del Principe di Galles. Il suo elicottero e quello del suo seguito sono atterrati alle 11, 28 precise – in anticipo di una decina di minuti rispetto al programma – sul prato che costeggia il cimitero di guerra britannico che, in collina, ospita le tombe di 469 soldati di Sua Maestà, morti nulle nostre prime linee durante la Prima Guerra Mondiale.

Completo grigio, medaglie d’onore al bavero, Carlo è arrivato a piedi all’ingresso del cimitero, subito acclamato dal alcune centinaia di montecchiani che hanno potuto accedere ai lati della strada.  Accompagnato dalle autorità civili e militari italiane (in primis il prefetto Umberto Guidato), ha quindi assistito alla semplice cerimonia in ricordo dei caduti. All’interno del cimitero-giardino il clima era invece sobrio ma informale e il Principe di Galles a chi lo ha incontrato ha saputo trasmettere cordialità e calore, mettendo a proprio agio anche un teso sindaco Fabrizio Parisotto, che ha poi affermato “mi sono sciolto solo dopo che mi ha stretto la mano e mi ha chiesto del nostro vino e delle nostre coltivazioni”.

La cerimonia è stata breve e raccolta e forse inizialmente non compresa nella sua intensità dalle poche centinaia di persone raccolte all’esterno, il cui vocio per qualche minuto (finché non sono stati richiamati bonariamente all’ordine dalla protezione civile) ha sovrastato quanto avveniva all’interno delle mura cimiteriali. Comprensibile d’altronde, data la presenza di un “vip”.

Il cappellano Jonathan Boardenan della chiesa anglicana di Roma ha dato inizio alla cerimonia con un breve messaggio di solidarietà, ricordando, in inglese, la sofferenze comuni che hanno unito le storie di italiani e inglesi nel conflitto di cento anni fa, invitando tutti a non abbandonare (forse volendo richiamare in modo implicito le vicende legate alla Brexit) questo bagaglio di storia condivisa.

Due studenti della scuola secondaria di primo grado hanno recitato in inglese e in italiano “l’ode della rimembranza”, tratta dal poema di Laurence Binyon “For the fallen”, composto nel 1914 in onore dei caduti delle forze di spedizione inglesi (“Loro non invecchieranno come invece noi che rimaniamo”), poi è stata la volta della corona deposta all’altare, dei suoni della tromba intonati da un alpino, e del minuto di commosso silenzio. La cerimonia ufficiale si è conclusa quindi con la recitazione, da parte del  pastore, del Principe e dei presenti del “Padre Nostro”, omaggio alle tradizioni cattoliche degli ospiti. Il Principe Carlo ha quindi firmato il registro del cimitero e si è intrattenuto con il sindaco, la giunta e i consiglieri comunali, il presidente di Pedemontana.vi Nazzareno Leonardi, il dirigente scolastico Roberto Polga, così come con altre persone selezionatissime presenti all’interno del cimitero-giardino, fra cui la famiglia che ha messo a disposizione il campo dove i due elicotteri sono atterrati.

Carlo d’Inghilterra, che non ha rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, si è intrattenuto cordialmente anche con alcuni ragazzi della scuola secondaria inferiore e la loro insegnante: la scuola si è preparata all’evento realizzando i papaveri di carta indossati dai presenti: “Ci ha ringraziato per aver realizzato i fiori, che simboleggiano il ricordo dei caduti del Commonwealth durante la grande guerra – spiega l’insegnante –. E’ stato davvero gentile e cordiale, ha chiesto ai ragazzi se sono già a casa per le vacanze di Pasqua, ha voluto sapere come si dice Pasqua nella nostra lingua e ci ha detto che conosce un po’ l’italiano per aver studiato latino”.

Il Principe di Galles – che non era accompagnato dalla consorte Camilla Parker Bowles, oggi in visita a Napoli – si è quindi soffermato a lungo fra le tombe, per poi uscire in strada, dove si è concesso senza troppi formalismi e con generosità ai cittadini che lo aspettavano, fermandosi a parlare con tutti e lasciandosi fotografare.

Il tutto si è svolto in meno di un’ora, fra un enorme dispositivo di sicurezza composto da polizia in assetto da guerra, carabinieri, poiziotti, vigili urbani, vigili del fuoco e artificieri e, ovviamente, servizi segreti inglesi. Alle 12,30 l’elicottero si è rialzato in volo per raggiungere Vicenza, seconda tappa del viaggio prima di quella conclusiva sul Pasubio. Sul prato, poco lontano dagli elicotteri in partenza, alcuni montecchiani che si erano arrampicati per la collina per assistere alla conclusione di una visita che rimarrà sicuramente negli annali della storia del paese.