La Procura “blocca” l’editore di Rete Veneta per indebite pressioni e minacce ai vertici dell’Ulss 7

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Carlo Bramezza, alla guida dell'Ulss 7: le indagini da un anno a questa parte confermerebbero la campagna diffamatoria nei suoi confronti

Su indicazione della Procura della Repubblica di Vicenza la Guardia di Finanza di Bassano del Grappa ha imposto lo stop immediato e perentorio all’attività di editore a Giovanni Jannocopoulos, imprenditore 81enne di Rosà legato alle emittenti televisive regionali Rete Veneta e Antenna Tre. Nei suoi confronti è stata emessa oggi un’ordinanza applicativa della misura cautelare, in seguito alle indagini sul suo conto scaturite da una denuncia presentata quasi un anno fa dal direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana, Carlo Bramezza, precisamente nel novembre del 2021.

Nei confronti del dirigente dell’azienda sanitaria sarebbero state esercitate delle “pressioni” da parte dell’influente editore “de facto” dei due canali, come recita la nota della Procura berica, passando poi alle minacce e a una campagna mediatica denigratoria nei confronti diretti ed “esclusivi” del manager trevigiano, sia sotto profilo professionale che su quello personale. Nel testo si rivela anche che pressanti richieste di “rimozione” dello stesso Bramezza sarebbero state rivolte infine da Jannacopoulos ad alcuni referenti politici in Regione e sul territorio bassanese.

Una sorta di “persecuzione” mediatica innescata, secondo lo stato attuale delle indagini, dal rifiuto opposto dal direttore generale dell’Ulss 7 Pedemontana a concedere favori e privilegi a diverse figure vicine all’editore. L’intento, secondo quanto riporta la nota da palazzo del palazzo di giustizia, sarebbe stato quello di “indurlo a compiere atti contrari ai doveri di ufficio, avviando poi una deliberata e continuativa campagna denigratoria attraverso le emittenti televisive Rete Veneta e Antenna Tre”. A confermare la tesi accusatoria ora messa “nero su bianco” dalla Procura di Vicenza ci sarebbero numerose intercettazioni telefoniche e testimonianze dirette, tra cui quella di un segretario dipendente dell’Ulss 7, oltre ai servizi video dei giornalisti acquisiti nel corso delle indagini.

Ad aggravare la posizione di Jannacopoulos, riconosciuto come “patron” dell’emittenza locale a Bassano del Grappa, in particolare si annovera la circostanza in cui, presentandosi al dirigente sanitario come esponente dell’associazione Elios – una rete Onlus prodiga di donazioni in denaro all’ospedale San Bassiano in passato -, avrebbe in prima persona “con insistenza e toni perentori” presentato delle richieste di spostamenti e di aspettative dal lavoro di medici operanti all’interno dell’ospedale, promettendo in cambio “visibilità e tranquillità” sotto il profilo mediatico. In altre parole, quindi, veniva proposta una sorta di scambio di favori non avvallato da Bramezza, divenuto poi lui stesso oggetto di discredito fino ad arrivare ai limiti allo scherno personale.

Tutto ciò andando a parare al tentativo di creare dissenso intorno alla figura del “dg” e fare di riflesso pressioni agli alti vertici regionali per indurne la rimozione dall’incarico. E’ attesa per le prossime ore di venerdì una dichiarazione ufficiale in merito di Carlo Bramezza. Minacce a pubblico ufficiale è il principale capo d’accusa a cui, nel futuro prossimo, l’imprenditore dell’informazione potrebbe trovarsi a dover rispondere in sede di processo, salvo altri colpi di scena.

Nel frattempo, pur rimanendo libero e con sostanziale “facoltà di parola” attraverso altri canali di comunicazione, Jannacopoulos non potrà avvalersi in alcun modo degli apparati di informazione, “dove l’indagato svolgeva di fatto attività di direzione e di gestione” (ufficialmente affidata al figlio Filippo) alla luce del divieto imposto dal giudice per le indagini preliminari, da oggi per un anno.