Decreto lavoro, prove di dialogo tra governo e sindacati

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Il Decreto lavoro che il Governo dovrebbe approvare domani, 1° maggio una data più che simbolica, continua a creare tensioni. Oggi è previsto l’incontro tra la premier Giorgia Meloni di rientro dalla sua visita nel Regno Unito e i sindacati sul piede di guerra.

Particolarmente agguerrita la Cgil con Maurizio Landini che definisce “una follia”, tagliare il Reddito di cittadinanza ed elenca le sue priorità: “c’è un’emergenza salariale, bisogna aumentare i salari in modo molto consistente. Bisogna fare una vera riforma fiscale che colpisca la rendita finanziaria e la rendita immobiliare, che riduca la tassazione sul lavoro dipendente e bisogna contrastare la precarietà, cosa che mi pare il governo non stia facendo”. Il segretario generale della Cgil inoltre ricorda che nel nostro paese “occorre investire sulla cultura e sulla qualità del lavoro”.

Al posto del Reddito arriverà arriverà l’Assegno di inclusione, destinato alle famiglie in cui sono presenti disabili, minori o over-60 e che potrà arrivare a 500 euro al mese, cui aggiungere 280 euro se il nucleo vive in affitto. Verrà erogato per 18 mesi e potrà essere rinnovato, dopo lo stop di un mese, per periodi ulteriori di 12 mesi.

Misure più stringenti invece per gli occupabili: per loro dal primo settembre 2023, partirà lo Strumento di attivazione al lavoro, in cui la formazione con la partecipazione ai corsi diventa vincolante. Sarà di 350 euro e al massimo per 12 mesi, non rinnovabili. Infine in arrivo In arrivo anche un intervento sui contratti a termine, con meno vincoli sulle causali per i rinnovi oltre l’anno.

Opposizioni sugli scudi. “La nostra è una Repubblica fondata sul lavoro e sul lavoro dignitoso. Chiedo al governo di cambiare rotta”, afferma Elly Schlein del Pd, mentre secondo Nicola Fratoianni, il pacchetto lavoro “rischia di precarizzare ancor più il lavoro, di rendere i lavoratori più fragili”. Sulla stessa lunghezza d’onda il M5S che parla di “decreto precariato”

All’orizzonte dunque è ben più di un miraggio, ma quasi una certezza, la mobilitazione unitaria per chiedere di cambiare le politiche economiche e sociali, che vedrà Cgil, Cisl e Uil in piazza per tre volte di fila, da sabato 6 maggio e fino alla fine del mese (a Bologna il 6, a Milano il 13 e a Napoli il 20).