La Commissione Ue preoccupata dal forte indebitamento: Italia ‘osservata speciale’

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L’elevato rapporto debito pubblico/Pil mette in allerta la Commissione Ue che inserisce l’Italia tra gli ‘osservati speciali’. Il nostro Paese dovrà dunque essere oggetto di una revisione approfondita per sorvegliare l’evoluzione della situazione.

La Commissione non ha espresso un’opinione sul documento programmatico di bilancio dell’Italia perché presentato dal governo uscente a politiche invariate. “Ci aspettiamo di ricevere il piano completo dal nuovo governo a breve e forniremo la nostra opinione nelle prossime settimane”, ha detto il vice presidente della Commissione Valdis Dombrovskis presentando il pacchetto di autunno che apre il semestre europeo.

In totale sono 17 gli Stati membri sotto esame. Già valutati Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Bruxelles ritiene che i documenti programmatici di Francia, Grecia e Spagna siano in linea con gli orientamenti di bilancio contenuti nelle raccomandazioni del Consiglio. Il documento programmatico di bilancio del Belgio è in parte in linea, mentre quello del Portogallo rischia di essere solo parzialmente in linea con la raccomandazione. “La crescita della spesa primaria corrente del Belgio finanziata a livello nazionale non dovrebbe essere inferiore alla crescita del prodotto potenziale a medio termine”, si legge ancora nella nota. Al vaglio ora le posizioni della Repubblica Ceca, di Ungheria, Lussemburgo e Slovacchia.

A preoccupare la Commissione è soprattutto l’indebitamento “elevato”. Anche se nel 2021 si è registrato un calo al 150,3%, secondo l’Alert mechanism report, “dovrebbe rimanere ben al di sopra del livello del 2019”. Il deficit ridotto al 7,2% nel 2012, “continuerà a ridursi “secondo le previsioni. “Ma i differenziali dei rendimenti si sono discostati “notevolmente” dalla media dell’Eurozona aumentando i costi di finanziamento. “I rischi per la sostenibilità fiscale sono elevati nel medio termine”.

L’incertezza relativa all’andamento dei prezzi dell’energia e l’assenza di informazioni sulla possibile proroga delle misure energetiche, rischiano poi di innescare nell’Eurozona, politiche più espansive del previsto.