Lavoro, cosa cambia dal prossimo anno tra bonus, agevolazioni e deduzioni

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Ci saranno diversi cambiamenti in ambito assunzioni con l’arrivo del nuovo anno. Ad esempio non torneranno gli esoneri contributivi per chi assume lavoratrici svantaggiate e under 36. Non ci sarà più quindi l’esonero contributivo del 100%, nel limite massimo di importo pari a 8 mila euro annui, per i datori di lavoro privati che assumono a tempo indeterminato, determinato o che stabilizzano donne lavoratrici svantaggiate. La misura, valida per le assunzioni dal 1° gennaio al 31 dicembre 2023, non è stata infatti rinnovata.

Rimangono invece la Decontribuzione Sud e gli aiuti per chi assume under 30 che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi di formazione. Resta in vigore anche l’esonero del 30% dei contributi previdenziali per i datori di lavoro privati la cui attività abbia sede in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia, con riferimento ai rapporti di lavoro dipendente.

Le novità. Arrivano la deduzione al 120% per chi assume a tempo indeterminato e gli incentivi legati all’Assegno di inclusione e al Supporto per la formazione e il lavoro: la percentuale sale infatti al 130% se gli assunti sono madri, under 30, percettori del Reddito di cittadinanza e persone con disabilità. Esiste però c’è un requisito che il datore di lavoro deve rispettare: l’attività deve registrare un aumento effettivo del personale rispetto a quello medio del 2023.

L’anno nuovo vedrà però ancora il cosiddetto bonus Neet e la decontribuzione Sud, oltre al debutto della maxi-deduzione per il tempo indeterminato e degli incentivi legati ai percettori di Assegno di inclusione e Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), i due strumenti che sostituiscono il Reddito di cittadinanza. È previsto anche l’esonero dei contributi al 50%, nel limite massimo di 4.000 euro su base annua, per chi assume a tempo determinato o con contratto stagionale persone che percepiscono Adi e Sfl.

Il 19 dicembre la Commissione europea ha accolto la richiesta avanzata dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali di estendere l’autorizzazione all’utilizzo della misura fino al 30 giugno 2024.