Rincari beni alimentari, sindacati preoccupati: chiedono bonus e riforme sull’Iva

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Nella Nota di aggiornamento al Def, approvata in Consiglio dei ministri lo scorso 28 settembre, emerge che l’inflazione avrà importanti effetti sulle tasche degli italiani e bisognerà aspettare fino al 2024 per tornare a recuperare un accettabile potere d’acquisto. La Nadef ha previsto che il tasso di inflazione comincerà invece a scendere entro la fine del 2022 ma per il momento i numeri restano alti e la spesa delle famiglie per i beni necessari a settembre ha segnato un rialzo dell’11,1%, mai così in alto dal 1983.

Inoltre l’Istat ha stimato che l’indice dei prezzi al consumo è balzato di tre decimi di punto rispetto ad agosto, arrivando a quota 8,9%. Tra gli aumenti più forti per i prodotti alimentari è in testa ancora una volta l’olio di semi, che costa ormai come l’olio di oliva ma il primo potrebbe salire ancora e superare il secondo se nei prossimi mesi l’emergenza gas e materie prime dovesse proseguire. A seguire troviamo il burro con un +38,1%, il riso con +26,4%, la farina con oltre il 24%, in più. La pasta aumenta del 21,6%. Mentre lo zucchero segna una salita del 18,4%, i gelati del 18,2%. Anche i prodotti freschi subiscono significativi aumenti dei prezzi, a partire dai vegetali che registrano un +16,7%, seguiti da uova (+16,6%) e pollame (+16,5%). Il latte fresco parzialmente scremato costa il 15,3% in più, il pane il 14,6% e, con la carenza di anidride carbonica, le acque minerali il 12,9%.

I sindacati, le imprese e le organizzazioni a tutela dei consumatori si dicono preoccupate e sottolineano come le misure messe in campo dal governo Draghi, come ad esempio il bonus 200 euro, non siano bastate a far fronte ai rincari. Chiedono pertanto delle ulteriori misure di sostegno, come bonus e taglio dell’Iva, per compensare almeno la stangata sui beni alimentari.

L’Unione Nazionale Consumatori chiede un bonus di 600 euro per le famiglie e calcola che fare la spesa costerà in media 665 euro in più su base annua e si sale a 907 euro per una coppia con 2 figli. Non è invece d’accordo sul taglio del 4% dell’Iva: la riduzione della spesa, osserva l’Unc, sarebbe pari appena a 90 euro per una famiglia media e 122 euro per una coppia con 2 figli. Si dice invece favorevole il Codacons che chiede interventi fiscali sui beni di prima necessità e Federconsumatori che ritiene necessaria una profonda revisione e riforma delle aliquote Iva per un contenimento su tutti i beni primari. Anche per Consumerismo il taglio dell’Iva su cibi e bevande è una misura indispensabile per abbattere i listini al dettaglio e alleggerire la spesa delle famiglie, ma anche per gli effetti positivi diretti sulla spesa di bar, ristoranti, hotel, strutture ricettive e attività varie, e di conseguenza sui listini al pubblico di una moltitudine di servizi con un effetto calmierante sull’inflazione.