Sindacati in piazza a Roma, pronti allo sciopero generale

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“Avanti fino allo sciopero generale”. Così la segretaria generale della Fp Cgil, Serena Sorrentino, ha chiuso a Roma, dal palco di piazza del Popolo la manifestazione unitaria Cgil, Cisl e Uil per rivendicare il rinnovo dei contratti e un piano di assunzioni nella P.A.

Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, non esclude in autunno uno sciopero generale contro il governo: “Non escludiamo nulla. Chiediamo che si cambi la politica economica e sociale di questo paese”. Per Landini, “è necessaria una legge di stabilità completamente diversa. La mobilitazione c’è e lo decideremo insieme a Cisl e Uil”.

Il segretario della Cgil poi aggiunge: “Siamo qui per chiedere un cambiamento vero: bisogna invertire la tendenza, cambiare le politiche e sociali, che sono sbagliate. Se il governo vuole cambiare – aggiunge – ha bisogno dei lavoratori”. Landini punta l’indice contro l’esecutivo giallo-verde perché “non ha invertito la tendenza di questi anni, i precari sono rimasti precari. Le peggiori leggi di questi anni non sono state messe in discussione. Non c’è stato confronto sulla legge di Stabilità”.

E il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo avverte Palazzo Chigi:
“O ci ascoltano, o le lotte che faranno con l’Europa le faranno anche con noi. Lavoriamo per avere un incontro con il governo e avere risposte sulla nostra piattaforma: siamo pronti a tutto e le piazze ci dicono che facciamo bene”.

Intanto è polemica sul divieto imposto ai manifestanti della Uil di esporre
prima al Pincio e poi anche solo di aprire in strada uno striscione raffigurante Salvini e Di Maio.

Lo striscione riporta le immagini dei due vicepremier: “Matté, dicono che mettese contro il sindacato porta male” dice di Maio. “Sì Giggino, lo so, infatti mi sto a portà avanti col lavoro”, risponde Salvini mentre si fa un selfie con la maglia blu delle Uil Fpl.

Ma la Questura di Roma replica ai manifestanti della Uil, spiegano che la decisione è stata presa per tutelare una località, quella del Pincio, di rilevanza storica e culturale, “così come previsto dall’art.49 del Codice dei Beni Culturali e del paesaggio, dove si vieta il collocamento o l’affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici e nelle aree tutelate come Beni Culturali”. “Nessuna valutazione” è stata fatta sul contenuto, è la replica, “ma solo sul decoro paesaggistico”.

A stretto giro anche la replica di Di Maio via Twitter: “Per chiarire e zero polemiche: non ho chiesto (e mai mi sarei sognato di farlo) la rimozione dello striscione che, ironicamente e pacificamente, critica il governo. La libertà di pensiero vale sempre. A dimostrazione di ciò che dico, quello striscione lo espongo io. W la libertà!”