Canyon del Buso Vecio sull’Altopiano dei 7 Comuni

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foto da magicoveneto.it

In una parte poco frequentata dell’Altopiano dei Sette Comuni, immerso in una fonda gola, si trova il Santuario della Madonna del Buso. Una vecchia strada scende dalla costa soleggiata delle Melette verso il fondo della valle florida di boschi; inizialmente non si vede nient’altro che verde, ma poi d’improvviso tra gli alberi compare un campanile: l’effetto è singolare perché l’opera umana spunta in un luogo così recondito che non ci si aspetterebbe certo di trovare un campanile.

La costruzione si trova proprio sulla curva della strada; svoltato l’angolo ecco che compare il santuario, un piccolo tempietto scavato in parte nella roccia.

Sopra di esso, a più di 70 metri di altezza, si nota il ponte della strada che collega le frazioni di Ronchi e Stoccareddo di Gallio. Il versante opposto del fondo della valle è a sua volta collegato da un ponte di pietra, passandoci sopra e guardando giù si scopre la meraviglia del Canyon del Buso Vecio, una stretta e sinuosa forra levigata nel corso degli anni dall’azione dell’acqua.

Il canyon si visita facilmente in appena dieci minuti, basta scendere i gradini che dal santuario portano al greto del torrente. A seconda del periodo si può trovare o meno l’acqua che scende nella profonda Val Frenzela alle porte di Valstagna.

Camminando tra i sassi levigati ci si addentra tra le alte e strette pareti, che nel primo tratto sono chiuse in alto dal ponte di pietra. Ci si meraviglia subito dall’incanto del posto, con giochi di luci ed ombre che accompagnano il visitatore del canyon.

Il tragitto è purtroppo breve, perché dopo alcune curve sinuose il canyon si arresta contro un’alta briglia; occorre quindi tornare per la via di andata. Il percorso non presenta alcuna difficoltà e verrà sicuramente apprezzato anche dai bambini.

Per raggiungere il Santuario della Madonna del Buso da Gallio in direzione di Foza si deve passare per la frazione di Campanella; da qui si gira a destra su una strada in discesa, si superano tre tornanti e seguendo le indicazioni che si trovano per il santuario si passa Contrada Gianesini fino a trovare la meta nel fondovalle.

Il santuario è dedicato alla Madonna del Caravaggio e fu costruito nel 1834, da allora meta di pellegrinaggi. Fu distrutto con i bombardamenti della Prima Guerra Mondiale e riedificato poi nel 1927.

La Val Frenzela, che si prolunga da qui a Valstagna, è sempre stata una valle importante per l’Altopiano perché attraverso essa transitavano la “Via della lana”, importante per le transumanze delle greggi dalla pianura alla montagna e viceversa, la “Via del legname” per il trasporto della legna verso il Brenta e poi a Venezia, la “Via del contrabbando” per la frequentazione dei contrabbandieri e la “Via dei profughi e dei soldati” perché la gente di Gallio e Asiago a seguito dei bombardamenti degli austroungarici scappò in pianura mentre le truppe dei soldati italiani risalivano la valle per dirigersi verso il fronte di guerra.