CineMachine | Si alza il vento

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REGIA: Hayao Miyazaki ● CAST: Hideaki Anno, Miori Takimoto, Hidetoshi Nishijima, Masahiko Nishimura, Stephen Alpert, Morio Kazama, Keiko Takeshita, Mirai Shida, Jun Kunimura, Shinobu Ōtake, Mansai Nomura, Kaichi Kaburagi, Maki Shinta, Mayu Iino ● GENERE: animazione ● DURATA: 126 minuti ● DATA DI USCITA: 13 Settembre 2014 (Italia)

Si alza il vento e del 2013 per la regia di Hayao Miyazaki.

Storia: Sullo sfondo della Seconda guerra mondiale e del grande terremoto del Kantō, la storia di un giovanissimo ingegnere, Jiro Horikoshi (Hideaki Anno), che sogna di diventare un pilota d’aeroplani. La sua miopia però glielo impedisce e Jiro si ritrova a lavorare come progettista alla Mitsubishi, dove riuscirà a creare l’aereo da combattimento Zero Fighter. Parallelamente a questi fatti, la drammatica storia d’amore tra Jiro e sua moglie Nahoko (Miori Takimoto) e la grande visione di un uomo che desiderava volare e non potendo ha sognato il volo.   

Torniamo all’animazione giapponese con uno dei massimi maestri, Hayao Miyazaki, e con uno dei film d’animazione made in Japan più belli che io abbia mai visto.

In realtà questo è stato il primo anime che ho guardato con cognizione, in quanto i diversi film sui Pokémon, Lupin, Dragon Ball, Naruto e tutto quello che la Mediaset trasmetteva nell’orario pomeridiano o serale, li guardavo senza sapere e senza nemmeno chiedermi chi li avesse fatti o da che paese provenissero.

Con Miyazaki ho iniziato, come si suol dire, con il botto, perché nemmeno immaginavo quale profondo amore avrei nutrito verso i film di questo meraviglioso artista. Amore che è, per l’appunto, partito dalla visione di “Si alza il vento”, un film di una bellezza e di una delicatezza impressionante che parla del volo e del sogno, come delle due cose umane più alte e prodigiose.

Il personaggio di Jiro che, fin da giovanissimo, coltiva questa ambizione, il poter diventare un pilota di aeroplani, sapendo perfettamente che, per colpa di un disturbo alla vista, non potrà mai diventarlo. Eppure il nostro protagonista non si perde d’animo e segue il suo sogno che lo porterà su una strada diversa, ma sempre annessa a quella che è la sua vera passione.

Hayao Miyazaki racconta una storia vera, quello del vero Jiro Horikoshi, ma lo fa sedimentando sul fondo la sua visione, quella legata alla leggerezza del volo, come un movimento ascendente che spinge l’uomo incontro al suo destino. Lo studio e la tenacia nel percorrere il percorso che abbiamo scelto per noi stessi. La serenità di un amore reso difficile dall’improvvisa malattia del coniuge. La situazione politico-sociale che grava sulle nostre spalle e che siamo costretti a vivere nelle sue incongruenze e falsità.

Tutto questo viene preso con ferma leggerezza, in quanto Jiro non si sbilancia quasi mai. Eccetto che nel momento in cui vede Nahoko mentre si sposta sul treno del viaggio che li condurrà a Tokyo, o quando è intenta a dipingere il paesaggio che la circonda e che Miyazaki ci mostra, non tanto per ostentare la sua arte, ma per dare la possibilità, anche a noi spettatori, di godere, con i suoi personaggi, delle tante meraviglie che ci sono in natura.

È interessante anche notare come l’incontro decisivo tra Jiro e Nahoko avvenga grazie al vento. Un colpo d’aria, forte ed improvviso, stacca da terra l’ombrellone con cui Nahoko si faceva ombra e quest’ultimo piomba bruscamente addosso a Jiro che riesce, per sua fortuna, a trattenerlo ed a riconsegnarlo alla proprietaria, la quale lo saluta dall’alto di una piccola altura, divertita e dicendogli “Nice catch”. Da qui uno dei tanti momenti che danno un senso al titolo del film.

Le vent se lève, il faut tenter de vivre!” – “Si alza il vento, bisogno tentare di vivere”. Un frase di Paul Valéry che spesso e volentieri ritorna nel corso della storia. La possiamo definire una sorta di esortazione ai personaggi che la esprimono che allo spettatore stesso che la sente dire.

Alla fine Jiro si ritrova davanti al grosso dilemma di essere un progettista di aeroplani, i quali, considerano il periodo in cui la storia è ambientata, saranno usati come macchine da guerra o, per meglio dire, come macchine di morte. Il sogno di elevazione di Jiro si trasforma in una sorta di incubo. Migliaia di aerei abbattuti, divorati dalle fiamme, che cadono da un cielo rosso, annebbiano la mente del giovane ragazzo. Ma il vento si alza e Jiro da colui che sognava di volare, diventa colui che sogna di far volare.

In Jiro non viene mai meno il desiderio di veder realizzato il suo sogno, indipendentemente dall’uso che altri uomini ne faranno. Sconsiderata è la visione che il regista da del suo protagonista, eppure in lui risiede una forza e un senso profondo di ciò che vuol dire mettersi in gioco nella propria vita. Forse in Jiro risiede proprio quel senso profondamente umano di cosa voglia dire vivere, sia nel rapporto con le sue passioni, sia nel suo rapporto con la moglie Nahoko.    

Alla fin fine si piange quando Si alza il vento di Hayao Miyazaki prende commiato dai suoi sogni. Infranti o realizzati sono loro a rendere la vita degna di essere vissuta.

L’ultimo capolavoro del maestro Hayao Miyazaki e prima opera da me vista ed amata profondamente, diventata parte di me dalla prima visione. Un film che adoro e che non potevo non mettere in questa rubrica.