Davide e Angelo Ferro (Rifugio Campogrosso): “Servono turisti responsabili e montanari consapevoli”

Foto dalla pagina Facebook del Rifugio Campogrosso

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Davide e Angelo Ferro, gestori del Rifugio Campogrosso, hanno percorso sentieri diversi che però li hanno portati a gestire uno dei luoghi più conosciuti delle Piccole Dolomiti e dell’Alto Vicentino, popolare non solo tra gli amanti delle escursioni ma anche tra gruppi di amici e famiglie.

Davide, appassionato di montagna, accompagnatore e instancabile viaggiatore, prima di arrivare alle pendici del Sengio Alto, è partito dalla pianura passando per le montagne di tutto il mondo: “Ho preso la valigia e sono andato a Milano – Davide ha raccontato ai microfoni di Radio Eco Vicentino – per poi esplorare le Alpi Centrali, i parchi Europei, l’Islanda, la Norvegia, l’America Latina e l’Himalaya. Mi mantenevo lavorando come accompagnatore della montagna per un decennio”.

Nel 2006, nel bel mezzo di un escursione sulle montagne della Corsica, Davide ha ricevuto una telefonata interessante: “Mi hanno cercato piú e più volte al telefono perchè non avevo segnale – ha detto Davide – e mi hanno detto che stavano cercando un gestore temporaneo per il Rifugio Campogrosso”. Nell’autunno inoltrato di quello stesso anno, Davide ha aperto le porte del rifugio: “Dall’apertura abbiamo riscontrato una crescita forte nella passione per la montagna e un aumento dei visitatori. Abbiamo sempre piu bisogno di sostegno e non solo, anche nozioni nuove e modi diversi di gestire”.

È qui che entra in gioco Angelo, che ha percorso una strada più accademica studiando economia negli Stati Uniti per poi spostarsi in india, a Londra e in Svizzera. Le montagne di casa però lo hanno richiamato alla terra natia: “Volevo mettere in pratica quello che avevo appreso – ha detto Angelo – e applicare la mia conoscenza degli studi in finanza sostenibile in azienda, al rifugio”.

Angelo ha contribuito alla crescita della location partendo dalla formazione dello staff: “La domanda è: “cosa ci facciamo a 1500 metri sul livello del mare?” – ha detto Angelo. “Volevamo puntare ad una fusione tra pratiche aziendali ma che si sposassero con una sensibilità ambientale che viene da chi conosce la montagna. Ci siamo allargati grazie ad una serie di collaborazioni con fornitori di posate e bibite sostenibili ma anche grazie a ricerche culturali sulla montagna e collaborazioni come quella con il Museo delle Scienze di Trento. Anche in termini di struttura abbiamo optato per scelte più stosenibili come utilizzare detergenti e detersivi bio, abbiamo cambiato la centrale termica da gasolio a pellet e installato un sistema di isolamento nuovo per diminuire i consumi”.

L’idea del rifugio, luogo di “toccata e fuga”, è cambiato negli ultimi anni soprattuto in zone frequentate come quella di Capogrosso: “La domanda è cosa propongo come rifugio – ha detto Davide – sia in termini di cibo e piatti ma anche dal punto di vista culturale, dell’intrattenimento e formazione su come vivere la montagna. Non vogliamo “disneyizzare” la montagna, di trasformarla in un luna park, ma tenerla come dovrebbe essere: un luogo pulito e speciale“.

La sfida più grande di Davide e Angelo è portata proprio dal turismo stesso: “Ci siamo accorti che da posto molto amato, frequentato e sempre più richiesto, sta rischiando di diventare in diversi momenti un posto di congestione – ha detto Davide –  e stiamo lavorando su più fronti per risolvere questo problema. Una delle soluzione è fare promozione per un turismo diverso”.

Serve un turista responsabile ma anche un montanaro consapevole – ha concluso Davide –  Sembra una banalità ma se vuoi conoscere la montagna devi andare a vivere con il malgaro, con i locali. Noi lavoriamo per mettere a contatto il turista responsabile con il montanaro consapevole, ricreando questo rapporto per capire le dinamiche della montagna. Come rifugio, il nostro ruolo è sottolineare e specificare per esempio se utilizziamo un prodotto da un fornitore locale, organizzando evento con esperti in botanica e geologia che raccontino il paesaggio e mettano il turista in contatto con ciò che lo circonda”.