La magia di una camminata a Campogrosso al chiaro di luna

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...

Macchina parcheggiata in zona Pian delle Fugazze (a Valli del Pasubio), a piedi fino al rifugio di Campogrosso, passando per il nuovo ponte tibetano, e poi ritorno ad anello: quando mi proposero questa camminata serale, con questo percorso non illuminato, tra boschi e montagne, ero un po’ restia. Sono una persona facilmente impressionabile e timorosa (non su tutto ovviamente…ma il buio mi inquieta fin da quando ero bambina) pertanto immaginare di camminare ore nella completa oscurità in un posto sconosciuto non mi allettava. Un po’ per curiosità, un po’ per noia, un po’ per fuggire dai 40 gradi all’ombra di quei giorni, un po’ per stare in compagnia dei miei amici, finii per accettare questo inusuale punto d’incontro.

In macchina, chiacchierando, i miei amici mi raccontarono d’aver già fatto quel percorso in passato, e mi assicurarono che la luce emanata dalla luna piena sarebbe stata sufficiente a vedere nel buio. Mi sembrava abbastanza impossibile, “vedere la stessa luce del crepuscolo grazie alla luna”, ma feci finta di crederci. Dopo aver parcheggiato (saranno state le ore 20), iniziammo a salire.

Paesaggi stupendi che spesso e volentieri ci dimentichiamo di avere e cerchiamo altrove. E’ sempre bello scoprire queste piccole chicche, e poi magari ripetere l’esperienza nelle diverse stagioni o con il passare degli anni, per assaporarle in ogni sfumatura possibile.

Camminando e chiacchierando, arrivammo presto al rifugio di Campogrosso. Non ricordo che ore fossero, ma di luce ce n’era ben poca e della luna neppure l’ombra. Entrammo per mangiare un boccone e seguitare a chiacchierare (non pensavo avremmo trovato così tanta gente), poi verso le 22 decidemmo di ritornare. Uscii e rimasi intimorita e dubbiosa per cinque minuti buoni. Ben presto però dovetti resettare sensazioni e dubbi e quindi ricredermi: gli occhi, abituatisi al “buio”, mi permisero di dar ragione ai miei amici. Era pura magia!!!

La luna, diafana e gentile, chiedeva permesso tra i rami e le foglie, si infiltrava decisa tra le stesse ed illuminava timidamente l’intero scenario. Più scendevamo verso valle, più rimanevo basita/affascinata nel guardarmi intorno e nel vedere i vari paesaggi, o meglio, gli stessi paesaggi, da differenti angolazioni.

Ogni piccolo dettaglio di cui non mi curo solitamente, veniva risaltato da quella luce falso-crepuscolare. Sembrava tutto dipinto di tenui e delicati ma luccicanti bianchi.

I miei amici in passato avevano fatto lo stesso percorso anche sotto la neve, dove la stessa si spezza in miliardi di piccoli cristalli e l’occhio può permettersi sfumature di luci lunari ampliate a mille da quell’acqua ghiacciata. Beh, inutile dire che mi sono fatta promettere di ripetere il percorso quest’inverno. Probabilmente morirò di freddo (già ero ghiacciata in questa giornata estiva) e rischierò di scivolare ad ogni passo che farò, ma sono più che certa che ne varrà la pena.

Ora mi chiedo, com’è possibile che alcune esperienze (siano esse superbe ed inusuali o semplici e a portata di tutti) si incollino così alla mente e permettano al corpo di sentirsi più leggero, mentre l’anima si siede a godersi il meritato riposo? Basta davvero così poco? E posso associare questo tumulto di “pace dei sensi” anche al luogo in cui mi trovo in questo momento: mare. Il mio amato mare… Dinnanzi a questa distesa d’acqua salata e al contatto della pelle con questa calda polvere gialla, mi continuo a stupire di quanto sia influenzabile l’animo umano in base al contorno, al contesto, alla cornice.

Dal canto mio sono pesantemente metereopatica: amo e di conseguenza mi attivo all’estremo d’estate, mi adagio e incupisco d’inverno, o in generale quando il cielo è triste. Il sole invece per me è una sorta di adrenalinica droga.

La stessa cosa mi accade se metto a confronto vari luoghi/ambienti: il mare carica, la montagna affascina, il teatro stimola, il cinema annoia, la chiesa soffoca, il ristorante impegna, la casa coccola etc…

Tutto questo per consigliarvi caldamente di usare sempre tutti i canali percettivi per sentire, assaporare, vedere, udire e toccare varie (infinitamente varie) possibilità di crescita, di cambiamento, di svolta, di arricchimento.

Insomma, non limitatevi a vagare, diventate voi stessi il dipinto, il colore, la tela ed il chiodo.