Germania: 90 morti per mano dell’infermiere killer

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In Germania un infermiere tedesco, Niels Hoegel, è accusato di aver ucciso almeno 84 pazienti tra il 2000 e il 2005 in due cliniche diverse della Bassa Sassonia, a Delmenhorst e Oldenburg.
Scoperto per un puro caso nel 2005 da una collega mentre cercava di uccidere l’ennesimo paziente, Hoegel fu arrestato nel 2015 e fu condannato all’ergastolo per sei omicidi che la polizia era riuscita a provare nel primo processo.
Negli ultimi tre anni l’unità speciale “Cardio” che indaga su questo agghiacciante massacro ha dimostrato che in altri 84 casi di morti sospette c’era la sua mano assassina. Il numero accertato delle vittime sale quindi al momento a novanta, ma potrebbe trattarsi della punta di un iceberg, dato che ci sono voluti molti anni, prima che le autorità ospedaliere si accorgessero che qualcosa non andava nei loro reparti e che almeno 130 ex pazienti dell’infermiere killer sono stati cremati e non si sono potuti quindi eseguire gli esami sui loro cadaveri per rintracciare tracce dei farmaci usati da Hoegel. Tracce che invece sono state appunto rinvenute su 84 cadaveri dei 134 riesumati in questi anni di indagini in 67 cimiteri diversi.
Il nuovo numero è stato reso noto oggi dal capo della polizia di Oldenburg Johann Kuehme, dopo che le autorità hanno ricevuto i risultati delle autopsie condotte sui cadaveri riesumati. “Ottantaquattro omicidi, siamo senza parole. E la cosa più terribile è che il bilancio è verosimilmente ben più grave” ha infatti detto in una conferenza stampa questa mattina il capo della polizia. Kuehme ha osservato come tutti questi morti si ‘sarebbero potuti evitare” se le cliniche, prima di Oldenburg, e poi quella di Delmenhorst, fossero state più sollecite. La autorita’ giudiziarie tedesche hanno aperto un’indagine contro le amministrazioni delle due strutture.
Högel iniettava ai pazienti farmaci che provocavano un collasso circolatorio o un infarto e poi tentava di rianimarli per vantarsi con i colleghi di essere un eroe. Lo psicopatico quarantenne è stato interrogato per oltre trenta ore dagli inquirenti e alla fine ha confessato i novanta casi. In carcere sembra si sia vantato con un compagno di cella di “aver smesso di contare, dopo il cinquantesimo”.