Cessate il fuoco a Gaza, Netanyahu: “Entreremo a Rafah a prescindere dall’accordo”.

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Le pressioni internazionali per un cessate il fuoco e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani nelle mani di Hamas dallo scorso 7 ottobre, se anche dovessero portare a un difficile accordo con Tel Aviv, non dissuaderanno il premier Benjamin Netanyahu da una offensiva a Rafah, considerato dal primo ministro l’ultimo baluardo di Hamas nella Striscia di Gaza. “Entreremo a Rafah, dopo lo sgombero dei civili verso zone sicure, a prescindere dall’accordo”, ha dichiarato ieri Netanyahu. Riferendosi poi allo scontro con gli Hezbollah in Libano ha detto: “Forse sarà necessaria un’operazione militare al nord”.

E mentre le forze israeliane continuano la loro offensiva di terra portando a 60 il numero dei palestinesi uccisi nelle ultime 24 ore, in Israele vanno in scena varie proteste contro il governo di Benyamin Netanyahu e a favore delle elezioni anticipate. Lo riporta Haaretz. “L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno adesso sono elezioni”, si terranno “fra qualche anno”, ha commentato Netanyahu, secondo il quale il voto per una nuova Knesset dividerebbe gli israeliani e sarebbe quindi un vantaggio per Hamas.

Gli Usa minacciano intanto di porre il veto alla risoluzione proposta dall’Algeria per un cessate il fuoco a Gaza. Il testo dovrebbe essere votato dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite la prossima settimana, ma l’ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield ha avvertito che se il testo sarà presentato così come è stato redatto, non sarà adottato da Washington. A chiarirlo in una dichiarazione, ieri,  è stata  l’ambasciatrice statunitense presso le Nazioni Unite Linda Thomas-Greenfield precisando che “gli Stati Uniti stanno lavorando a un accordo tra Israele e Hamas che prevede il rilascio degli ostaggi e una pausa nei combattimenti per almeno sei settimane”. Un accordo che, per Washington, rappresenta “la migliore opportunità per riunire tutti gli ostaggi con le loro famiglie e consentire una pausa prolungata nei combattimenti. “La risoluzione presentata dal Consiglio di Sicurezza, al contrario, non raggiungerebbe questi risultati, e anzi, potrebbe essere dannosa”.