Crisi in Ucraina: la telefonata tra Biden e Putin lascia inalterata la tensione

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Una telefonata poco risolutiva quella tra il presidente americano Joe Biden e l’omologo russo Vladimir Putin. Un’ora di colloquio sulla crisi in Ucraina, per rimanere ancorati alle proprie posizioni, nonostante all’orizzonte si profili una terza guerra mondiale. ‘Se la Russia dovesse invadere l’Ucraina la pagherebbe cara’: è in sostanza l’avvertimento lanciato dagli Stati Uniti che si dicono comunque pronti, così come da mesi, ad andare avanti con la diplomazia, sebbene tengano aperte le porte ad “altri scenari”. Per il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, la Russia potrebbe utilizzare una provocazione o un incidente prefabbricato per giustificare un’aggressione all’Ucraina.

Dal canto suo il Cremlino ha respinto ogni ipotesi di attacco a Kiev e ha accusato Washington di isteria, ma anche Mosca ha ripetuto la solita filastrocca: siamo pronti a “proseguire il dialogo a tutti i livelli”. Nella sua telefonata con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha “negato che la Russia abbia intenzione di invadere l’Ucraina”. Tuttavia decisioni concrete di de-escaletion non sono emerse in nessun colloquio.

Anche il presidente francese Emmanuel Macron, ha fatto sapere che al momento, non gli sono  pervenute indicazioni su una possibile invasione, secondo quanto riferisce un funzionario dell’Eliseo dopo il colloquio tra i due leader.

Le rassicurazioni di Borrell. Intanto il capo della diplomazia Josep Borrell, ha precisato che le missioni diplomatiche dell’Unione europea e dei suoi Stati membri “non stanno chiudendo” a Kiev, dove anzi “continuano a operare a sostegno dei cittadini e in cooperazione con le autorità ucraine”.

Nel frattempo oltre 10 Paesi, inclusa l’Italia, hanno invitato i propri connazionali a lasciare l’Ucraina. In particolare in un comunicato della Farnesina si legge: “in considerazione dell’attuale situazione, in via precauzionale, si invitano i connazionali a lasciare temporaneamente il Paese con i mezzi commerciali disponibili”. Raccomandazioni analoghe sono state fatte da Germania, Olanda, Spagna e Regno Unito. Precedentemente altri Paesi hanno lanciato appelli simili (Danimarca, Norvegia, Canada e Nuova Zelanda), mentre gli Stati Uniti hanno avviato l’evacuazione di quasi tutto il personale della loro ambasciata a Kiev.

Contro lo scenario inquietante di un’invasione e di una guerra, centinaia di persone hanno manifestato a Kiev contro la Russia, dopo l’appello del presidente ucraino a non farsi prendere dal panico: “il miglior amico dei nostri nemici è il panico. E tutte queste informazioni stanno solo suscitando la paura e non possono aiutarci”, ha detto Volodymyr Zelensky riferendosi all’allarme lanciato dagli Usa sulla possibilità di un’invasione Russa in Ucraina. Sventolando bandiere ucraine e striscioni con scritto “Gli ucraini resisteranno” e “Diciamo no a Putin” un lungo corteo ha percorso il centro di Kiev.

Allarme rifugiati. Intanto il premier ungherese Viktor Orban come primo risvolto di una possibile invasione russa si preoccupa del contraccolpo dei profughi che, potrebbero arrivare dall’Ucraina. Il leader di destra ha quindi sollecitato una soluzione pacifica alle crescenti tensioni in Europa. Orban ha però affermato di essere contrario ai piani dell’Unione europea di utilizzare sanzioni contro la Russia come deterrente.

Altro fronte di tensione internazionale è quello nordcoreano. Con i recenti test missilistici Pyongyang ha avviato una fase “di provocazione” ha dichiarato il segretario di Stato americano, Blinken, durante un incontro con gli omologhi di Corea del Sud e Giappone. La Corea del Nord, ha ribadito Blinken, “deve cessare le sue attività illegali e avviare il dialogo” si legge in un comunicato congiunto che, definisce come “destabilizzanti”,  i 7 test missilistici effettuati da Pyongyang dall’inizio del 2022.